Uno zio che lavorava in una azienda agricola del Molise, alcuni anni dopo la fine della guerra tornò a Milano. Io, scolaro di terza elementare, ascoltavo affascinato i suoi racconti perché arrivavano da un mondo lontano. Fra le tante storie, una in particolare è rimasta scolpita nella mia memoria.
Il fatto si era verificato nel novembre del 1943 (cioè poco dopo l'armistizio dell'8 settembre) a Capracotta, oggi provincia di Isernia. In quei giorni, approfittando della confusione che si era creata, molti prigionieri di guerra alleati, rinchiusi in un campo di concentramento a Sulmona, riuscirono a fuggire. A piccoli gruppi vagavano sui monti fra Abruzzo e Molise. Alcuni di loro arrivarono a Capracotta dove trovarono famiglie contadine disposte ad aiutarli, nascondendoli. Fra queste i tre fratelli Fiadino. Ma una spia li denunciò ai tedeschi che ancora imperversavano nella zona. I militari subito andarono ad arrestare i tre fratelli e li condannarono a morte.
Durante il trasferimento in paese, Alberto, uno dei tre fratelli, riuscì a fuggire saltando dalla camionetta in corsa. Gli altri due, Gasperino e Rodolfo, furono portati in una località fuori dal paese e fucilati. Prima dell'esecuzione, al comandante dei tedeschi si presentò il parroco di Capracotta, don Leopoldo Conti, il quale offrì la propria vita in cambio della libertà dei due fratelli. Ma la sua generosità non convinse i tedeschi e l'offerta fu respinta.
Questo di Capracotta è uno dei tanti episodi che dimostrano come anche l'Italia è patria di eroi. Poco conosciuti, ma grandi. Da ricordare.
Giovanni Locatelli
Fonte: G. Locatelli, I fratelli Fiadino eroi di Capracotta, in «Il Giornale», XLIV:81, Milano, 6 aprile 2017.
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