Henri Nouwen, prete olandese e scrittore
- Letteratura Capracottese
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Prete geniale e in continua ricerca, credente inquieto, guaritore ferito, profeta dallo sguardo penetrante, Henri Nouwen ha trovato il modo di far giungere il messaggio evangelico al cuore degli uomini e delle donne di oggi. “Parole come carezze” è il titolo di un libro che ripercorre la vita e il suo messaggio, curato da Michael O’Laughlin, suo intimo collaboratore ed estimatore.
Anch’io, prete del mio tempo, ho imparato molto da lui e ancora devo “imparare” dalle sue lezioni, considerate quasi profetiche per la vita di tutti. Ha saputo raggiungere un pubblico vastissimo in America e in Europa, perché ha coniugato “la sottile magia” dei suoi scritti con la vivacità del suo eloquio. Sorgente profonda di energie aveva la capacità di far sentire chi parlava con lui una persona speciale e apprezzata. Chi lo incontrava aveva delle esperienze illuminanti e liberanti.
I suoi libri hanno affrontato tematiche spirituali e problemi di carattere esistenziale, quali la solitudine e la differenza fra ricchi e poveri. Le esperienze e gli interessi sono parte integrante del suo messaggio. Un uomo con molti amici, per l’abilità ad intrecciare legami di amicizia in un rapporto personale con migliaia di persone. Consigliere fidato per il suo fiuto intuitivo ed empatico. Chi lo incontrava “a tu per tu” costruiva un rapporto illuminante e liberante. Pur essendo cresciuto dentro gli stretti confini del cattolicesimo olandese, ha allargato le proprie vedute, grazie all’esperienza vissuta nel Concilio Vaticano II e all’insegnamento presso Istituti Teologici protestanti.
Ha conosciuto e avuto familiarità con il dolore e percorso la sua personale via dolorosa. Attraverso le prove della vita ha raggiunto un livello di profonda stabilità emotiva. Conosciuto, amato e apprezzato largamente in Olanda, Statiti Uniti e Canada, ha lasciato un messaggio di luce e un insegnamento sulla spiritualità, la preghiera e la vita. Prete di grandi doti ha dato grande spazio e rilievo alla persona di Gesù, punto di partenza e di arrivo nella vita. Le parole venivano dal cuore, dando spazio ad una fede attiva e in ricerca, che prendeva forma dalle sue debolezze nell’apertura totale verso Dio.
Le iniziali del suo nome (J.M.) “just me” riassumono il senso che aveva di sé stesso, vivendo la sua vita come un uomo qualunque. Lo spirito olandese e la sua famiglia, solida e rispettabile, hanno avuto un ruolo importante sulla sua formazione. I genitori, in particolare lo zio Anton, prete di spicco, è stato un modello per Henri, per i suoi interessi al dialogo ecumenico. Figlio primogenito aveva due fratelli e una sorella più giovani. Padre energico e intelligente, madre profondamente colta e religiosa, fin da piccolo aveva manifestato il desiderio di diventare prete. Entra nel Seminario minore nel 1950 sotto la tutela dello zio Anton, Monsignore e Rettore del Seminario. Il Vescovo era Bernard Alfring, biblista e Professore all’Università di Nimega. Ha acquistato una fama internazionale per i suoi interventi al Concilio Vaticano II, per la difesa di un cattolicesimo progressista e per suoi interventi puntuali ed efficaci.
Nouwen frequenta l’Università di Nimega per sette anni, specializzandosi in Psicologia clinica. Porta un nuovo modello di ricerca e di collaborazione nel campo della psicologia e fenomenologia, attratto magneticamente dalle discussioni e dai dibattiti che avvenivano all’Università. Influenzata da Freud e Jung la psicologia ha avuto una grande eco negli ambienti universitari e intellettuali e sulla cultura in generale. Le teorie dell’inconscio, della sessualità, “l’io il super-io e l’es”, le teorie della personalità, tutte le idee progressiste e rivoluzionarie erano nell’aria. Con la sua personalità estroversa era attratto dalla ricerca per l’interazione tra psicologia, religione e cultura. L’incontro con Gordon Allport, psicologo di Harvard, ha accentualo i suoi interessi nella ricerca dei rapporti tra psicologia, psichiatria, scienze sociali e religione.
Per comprendere Henri bisogna analizzare il metodo Myers Briggs Tipology Inventory (abbreviato = MBTI). Secondo questo modello ogni persona può essere classificata in base al suo atteggiamento verso il mondo esterno. Ci sono quattro tipi con caratteristiche contrapposte. Ogni persona possiede un elemento diverso rispetto all’altra. Introversione, estroversione, intuizione sensazione, giudizio percezione. Attraverso queste distinzioni era in grado di entrare in contatto con i suoi valori interiori, con gli altri e profondamente con il suo Dio. In questo modo diventava incrollabile e profondamente ispirato. Ha compiuto il suo viaggio nella vita con piena fiducia, il suo esempio incoraggia tutti a fare altrettanto. E’ il modo per seguire le sue orme in questa strada personale.
Pensando allo spirito che lo animava colpisce la sua autenticità e la sua originalità. Anche se non era un artista si può cogliere nella sua vita una forte dimensione artistica. Particolarmente affascinato dalle icone del cristianesimo, considerate “miracolose”. La Chiesa orientale ha giustificato sulla base del “mistero dell’Incarnazione” come evento, innalzando lo spirito di preghiera. “Le icone non sono riprodotte come copie fedeli eseguite artisticamente ma con raccoglimento del cuore e della mente”. Possedeva un livello di creatività inusuale, che potremmo chiamare “licenza artistica”, per il suo approccio alla teologia e alla vita.
Il modo di trattare i temi del Cristianesimo era avvincente e originale, perché avevano origine da un temperamento fondamentalmente artistico. Traeva ispirazione da Vincent Van Gogh, uno dei pittori piò apprezzati al mondo. Numerose corrispondenze sono da rilevare: tribolazioni emotive, senso di vergogna e non accettazione, risposta ad una chiamata religiosa, predilezione dei ”poveri”, lotta e incomprensione dei genitori, prima che diventassero famosi. Il percorso delle loro esistenze diverge quando intraprendono viaggi oltre i confini olandesi, Francia per Van Gogh, Stati Uniti e Canada per Nouwen. L’incontro con L’Arca, associazione di aiuto ai disabili, in Francia e in Canada ha segnato profondamente la sua vita. Sembra che siano attirati dalla stessa direzione, come se fossero due anime gemelle. L’impulso religioso è stato fondamentale per entrambi, ipersensibili e straordinariamente dotati. Uno dei dipinti più interessanti di Van Gogh, I mangiatori di patate , fu uno scandalo, perché raffigurava i contadini, che vivevano squallidalmente ai margini della cultura europea. Ciò che dipingeva era la rappresentazione di quanto vedeva e sperimentava. Ogni soggetto è guardato con semplicità, rivolto alla natura e al mondo dei poveri ed emarginati. I campi di grano, le orchidee, i cipressi e la natura espressione del fuoco dei suoi intensi sentimenti, sono “visti dal basso in modo nuovo e trasformato”. Possiamo dire che Henri ha fatto della spiritualità ciò che Van Gogh ha fatto per l’arte.
Lo scrittore da cui ha imparato di più è Thomas Merton, un giovane intellettuale convertito al Cristianesimo e divenuto poi monaco cistercense. Entrambi sono rimasti dentro i confini del Cristianesimo con lo sguardo aperto verso il mondo circostante. Politica, cultura, filosofia e letteratura erano i campi che si intrecciavano con l’esperienza della fede. “Diventare liberi per vedere le cose con occhi artistici e di scrivere per comunicare la propria via verso Dio”. Guardare il mondo cercando la presenza di Dio ha unito spiritualmente Henry Merton e Vinccent Van Gogh. Il libro La montagna delle sette balze mette in risalto la somiglianza fra loro. Vita contemplativa e testimonianza del monaco “contemplativo” hanno attinto abbondantemente a figure mistiche antiche e maestri di spiritualità. Verificare gli aspetti familiari in modo creativo e contemplativo di vivere nel mondo, saper tessere di parole spirituali ogni evento è la sua caratteristica. Smaschera continuamente la nostra illusione di conoscere Dio, rendendoci così liberi di conoscere il Signore in modi sempre nuovi e sorprendenti. Questo processo creativo porta ad una comprensione profonda di aspetti del mondo che naturalmente restano nascosti e incompresi. Pur continuando a mettere al centro la Bibbia e l’Eucarestia, preferiva esplorare gli elementi ordinari dell’esistenza ed i sentieri dei suoi sentimenti per cogliere gli aspetti familiari della religione e della vita ordinaria e a saperli vivificare. Questa capacità di vivificare le cose più familiari era frutto del suo modo creativo e contemplativo di vivere nel mondo. Come predicatore e scrittore sapeva tessere di parole salutari ogni evento dell’esistenza, considerando gli avvenimenti con la più grande vitalità.
“Nella casa della vita. Dall’angoscia allì’amore” è un libro che indica tre luoghi favorevoli in cui coltivare il passaggio all’amore: l’intimità, la fecondità, l ’estasi. L’anima che raccoglie, genera e ascolta attentamente la voce del cuore. Non diventa dipendente dalle proprie paure, ma nell’esercizio dell’amore giunge ad un’apertura totale e universale. Assumere realmente il presente, ritrovare le sorgenti della gioia, saper integrare il soffrire, condurre una vita disciplinata, esercitarsi alla compassione, credere alla preghiera, sono tappe essenziali del cammino della vita.
Il libro che maggiormente ha attratto la mia attenzione è L’abbraccio benedicente, ( ED. Queriniana Brescia). L’immagine che accompagna la parabola della misericordia è Il ritorno del figlio prodigo di Rembrandt, assunta come luogo privilegiato della “compassione del padre”. Lo straordinario abbraccio del Padre segna e conferma indelebilmente la relazione di accoglienza, di perdono e di comunione ritrovata. Nouwen ricostruisce le fasi della vita della coscienza, dentro le quali individua la struttura di una storia spirituale e insieme personale e comunitaria, irripetibile e presente in tutti. “’E’ venuto il tempo di affermare tutta la vocazione di essere padre che accoglie con calore i propri figli senza alcuna domanda e senza volere niente in cambio. Abbiamo bisogno di te come un padre disposto a rivendicare per sé l’autorità della vera misericordia”. E’ la conclusione del libro.
Il testo che raggiunge il vertice della vicinanza spirituale e psicologica è “Il guaritore ferito”. Indica tre passaggi da uomo di fede e da acuto analizzatore dell’animo umano e della vita.
“Da uno gelido isolamento alla vera solitudine, dalla ostilità all’ospitalità, dall’illusione di fede alla preghiera reale”. Indispensabile è condurre un’esistenza radicata nell’essere, nel cuore e nelle relazioni con le persone. Ogni complesso di onnipotenza esige di essere frantumato per dirigere tutte le attenzioni verso una vera purificazione, che permette di esercitarsi come autentici uomini di attesa. L’attesa non è più un vuoto, un tempo perso, una irraggiungibilità negativa, ma è una esperienza che costituisce la persona nella più solida e completa identità. Introduce alla vera esperienza dell’essere e dell’agire per “la gloria di Dio”. Anche la morte non può rimanere estranea alla vita. Il pensiero della morte rischia di vivere una vita di significati deboli e sfilacciati. Farsi amica la morte, vivere, vivere la morte degli altri come reale fraternità. La morte è insieme una perdita e un dono, la Risurrezione deve essere proclamata come “grazia”.
“Un buon esercizio per tenere vicino la morte è quello che ci conduce a studiare con grande attenzione noi stessi nei momenti in cui la nostra vita si trova in particolare situazione di precarietà, di incertezza e di smarrimento può essere una malattia, un improvviso parziale fallimento, un disagio accentuato del nostro rapporto con gli altri, un non riconoscimento che ci costringe a cambiare l’idea che avevamo di noi stessi. In simili situazioni si acquista una verità indispensabile su di noi che ci riconduce nella fede alla nostra più vera misura”. ( H. Nouwen, Al di là dello specchio, Queriniana, Brescia, 1994 pag.61)
Vivifica gli ambiti della sua vita per farla germogliare in una continua creatività, rendendosi capace di evocare fiducia, confidenza, spazio per superare le proprie debolezze, manifestando un cammino che esclude giudizi e condanne. La sua esistenza mostra chiaramente di essere vero discepolo sfiorato dalla mano del vero Maestro, Cristo, che sfida maestri e discepoli ad abbassare le difese per rendersi disponibile ad una maturazione reale. Esprime gli eventi interiori come persona compassionevole, perché la compassione è il nucleo segreto di ogni autorevolezza capace di tenersi ad una certa distanza, per non essere travolto dall’urgenza del quotidiano.
Al termine di questo profilo prevale in me un senso di gratitudine, di rispetto e di imitazione. La sua eredità spirituale rimane incisa “nell’animo, nel cuore e nella mente”. La spiritualità di Henri non è tanto un problema da esaminare e analizzare, quanto piuttosto un dono di cui gioire. L’immagine del gigante con i piedi di argilla dell’Antico Testamento si traduce nel Nuovo come un tesoro in vasi di creta. Henri era tanto pieno di fragilità umane quanto lo era della Spirito. Rimane una composizione perfetta di ispirazione divina e di umanità vivace ed estrosa. Un tesoro in un vaso di creta. Una amica molto vicina ad Henri, Jutta Ayer, ha lasciato una fotografia di un girasole in inverno. La testa grigia del girasole è piegata quasi in preghiera ed è ricoperta di una corona di neve. Lo Spirito sta dormendo, ma si sveglierà subito. Sotto la foto sono vergate queste parole: …è all’aria aperta/e assopito l’inverno/portando nel suo volto sorridente/un sogno di primavera. Henri dorme nella stessa terra sulla quale sta vigile quel girasole. Non sa e non cammina più in mezzo a noi, come il seme che cade a terra e aspetta la primavera, aspetta anche che venga il giorno di un grande raccolto.
Osman Antonio Di Lorenzo


