È una limpida serata di maggio, piena di luce dai toni rosati. L'aria è tiepida.
Scende dal Rettilineo, diretta, alla chiesetta della Madonna, la processione mariana.
Davanti c'è l'Arciprete, con la cotta, la stola sopra, e il tricorno in testa, affiancato da due chierichetti. Dietro una frotta di bambini e di donne, vestite all'antica, di scuro.
Ultimi arrancano zi Vincenzo e Michelangelo Carfagna.
Procedono salmodiando l'Ave Maria. Comincia il primo coro, nel quale fa spicco la voce alta e stonata di Lucia di Milione, con tono più sostenuto: Salve, o Maria, piena di grazie, il Signore è te... co... Risponde il secondo, con tonalità più grave e bassa: Santa Maria, madre di Dio... e così sia, Gesù e Maria...!
Qualche donna si accoda, il corteo s'ingrossa. I pochi uomini che sono in coda si curano della disciplina della retroguardia, formata dalla piccola marmaglia, sempre più vivace. Intanto gruppetti di donne e ragazzi, isolati, precedono la processione.
Il corteo svolta a "I Pioppi", mentre l'eco del canto a Maria, dolce e monotono, si spenge lentamente.
Comincia la funzione. È l'occasione tanto attesa per manifestare con la preghiera corale la profonda devozione verso Maria.
Zi Vincenzo della Madonna, il custode, si muove lento e grave tra i banchi per la
questua.
Di tanto in tanto si curva verso qualcuno e scambia qualche parola. Per i ragazzi ciarlieri, basta un cenno.
La funzione termina. Lungo la via della Madonna, fino a "I Pioppi" ed oltre, è uno snodarsi di gruppetti di donne, che affrettano il passo per il rientro, ciangottando.
Domenico D'Andrea
Fonte: D. D'Andrea, Sul filo della memoria, a cura di V. Di Nardo, D'Andrea, Lainate 2016.