La perversa macchina del giornalismo italiano funziona così: governata dall'algoritmo e pilotata dagli interessi politici. Il successo delle testate giornalistiche, così come delle trasmissioni è dato dalla formula dell'algoritmo che controlla gli accessi, mentre l'assegnazione dei ruoli (resi professionalmente piatti e marginali dalla sudditanza - appunto! - all'algoritmo) è appaltata esclusivamente alla politica (non dovendo scegliere persone competenti si preferiscono persone ubbidienti). Tutto questo, incrociandosi e miscelandosi perfettamente, dà origine al giornalismo italiano (totalmente privo di idee, personalità e della più pulviscolare onestà intellettuale) Già, perché se anche ce ne fossero (e ben nascosti, in realtà, ce ne sono) i giornalisti onesti intellettualmente, vengono relegati dalle direzioni al ruolo di commentatori di nicchia, marginali, effimeri, perdibili...
Ecco allora che non c'è da stupirsi che i titoli (ed i relativi contenuti) schiaffati in prima pagina (come in prima e seconda serata, ma anche al mattino, a colazione, a pranzo, al pomeriggio, etc. - sia dai TG che dalle trasmissioni di intrattenimento soporifero per le «sciure della Val Brembana e le lazzare di Capracotta») siano tutti, ma dico TUTTI splatter e pervasi dalla "sindrome di Èmile Zola", ovvero con vizietto di puntare l'indice ed urlare: «J'accuse!».
Se da un lato provo pena e disgusto (più pena che disgusto) per questa paccottiglia che in Italia chiamiamo informazione, dall'altro mi rendo sempre più conto di quanto Ischia sia nuda ed indifesa! Appena poche settimane fa l'Isola era alla ribalta per il ceffone tirato da una suora ad un ragazzino: sembrava che Ischia fosse un lager di sadiche torturatrici... e giù tutti, a testa bassa e lancia in resta, a discettare dal "metodo Montessori a quello Mengele" per processare suor Edda e le sue consorelle! Adesso, per evidenti interessi politici, appare utile graticolare Giuseppe Conte per il suo Decreto Genova (28 settembre 2018, n. 109) imputandogli di aver apparecchiato un condono per sanare gli abusi ischitani. Insomma "tutto fa brodo" pur di dimostrare che la ricca isola d'Ischia è in realtà ricca perché popolata da ladri e fuorilegge.
Credo che sia molto comodo affrontare la questione modulando la visione delle cose sul tema: "Ischia, Isola d'Abuso".
E trovo risibile la difesa (improbabile) d'ufficio dei sindaci che si sgolano a dimostrare (in modo grottesco) che non sia così. L'Abuso, c'è: evidente, diffuso, recidivo, perdurante. Non possiamo e non dobbiamo negarcelo e negarlo, perché in tal modo ci rendiamo in-credibili! Ma ciò che possiamo dire alle migliaia di tricoteuses (che prendendo fin dall'alba i primi posti davanti alla ghigliottina e alzano i loro capini incorniciati in candide cuffiette solo per gridare al boja: «A morte! A morte!») è che le loro vomitevoli invettive dovrebbero avere il coraggio di indirizzarle non contro la vittima ma contro il carnefice di un sistema corrotto. Corrotto è quel sistema che promuove una burocrazia tanto bizantina quanto marcia; che infittisce il codice di norme inapplicabili; che istruisce la magistratura ad indagare secondo logiche doppiopesiste; che arma la sovrintendenza di superpoteri idioti; che avvilisce le aspettative del cittadino qualunque; che schiaccia il giusto per promuovere il furbo; che imprigiona l'azione dei sindaci negli artigli di consigli comunali fin troppo guasti e viziati; che consente ai notai di vergare atti e contratti criminogeni; che spinge le forze dell'ordine ad agire secondo opportunità e non secondo legalità; che consente che al parlamento assurgano al ruolo di legislatori personaggi incapaci di fare il guardiamacchine; e potrei continuare all'infinito...
Il sistema è marcio: però... diomio... com'è comodo prendersela con la Bella Ischia per dimostrare che "sotto il suo vestito, niente"!
Ma non è così.
Riccardo Sepe Visconti
Fonte: https://www.facebook.com/, 28 novembre 2022.
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