Il mio gattino
- Letteratura Capracottese
- 24 giu
- Tempo di lettura: 2 min

Posso cominciare senz'altro col dire che il mio gattino è il micio più carino e adorabile che io abbia mai visto. Il giorno in cui mi fu regalato quasi non credetti ai miei occhi; la signora che me lo aveva promesso era in sala da pranzo e, aperta una borsa, ne trasse un batuffolo nero nero, che sembrava un gomitolo di lana.
«Il mio mico» fu il mio grido di gioia.
Forse a quell'insolito strillo il gattino si spaventò perché corse a rintanarsi sotto un mobile.
Mi sdraiai per terra, e: «Su, su, micetto, vieni fuori, vieni» gli dissi.
Macché, il poverino se ne stava là nell'angolo tutto offeso e timoroso nell'ombra, fra tutto quel nero, non si vedevano che i suoi occhi verdi come lo smeraldo.
Ebbi allora un'idea: corsi in cucina, versai un po' di latte in un piattino e lo posai sul tappeto. Poco dopo il micetto beveva e avvicinatami presi ad accarezzarlo piano piano: da quel momento diventammo amici, ma da quel giorno incominciarono i nostri guai.
Al ritorno dalla scuola, ogni pomeriggio me lo trovo quieto quieto, raggomitolato sul divano, lo prendo in braccio e lo accarezzo.
Sono brevi i suoi attimi di calma. La sua più grande passione sono i lacci delle scarpe, ed una sera la povera bestiola e io finimmo in castigo. Il poverino, entrato in sala da pranzo dietro a me, senza il permesso della mamma, s'avventò sulle scarpe di un distinto signore, che era venuto a cena per parlare d'affari con papà.
Trac... trac... ed un laccio era partito. Il signore allora sorrise. La mamma mi indicò la porta ed io svelta svelta con il micio sotto il braccio, me ne andai senza voltarmi indietro. Io mi sono affezionata al mio gattivo, dal giorno in cui venne ad abitare in casa mia, ho trascurato gli altri divertimenti; le bambole sono rimaste nell'armadio, anche i libri sono stati un po' dimenticati; l'unica cosa che non dimentico mai è il suo piattino che provvedo a riempire sempre di latte.
Cecilia Mosca
Fonte: C. Mosca, Il mio gattino, in «Il Piccolo Molisano», Campobasso 1961.