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La posta di Crocifisso a Canosa di Puglia


La Masseria Crocifisso di proprietà di Agostino Falconi.

La locazione di Canosa, ventesima del Regio Tavoliere della Dogana, si estendeva per 32.000 ettari e si componeva di due parti: Canosa e Demanio di Minervino. Da un esame delle fonti archivistiche si evidenzia una numerosa schiera di pastori provenienti dal Molise, Abruzzo e Montepeloso.

A Canosa c'erano per la maggior pastori capracottesi, i quali erano stanziati nelle poste di Postapiana, Bosco da Capo, Bosco da Piedi, Mezzamesa, la locazione ordinaria di Canosa. Sempre nel 1685 tra i primi 10 venditori di lana a Foggia, al nono posto è presente Leone d'Andrea di Capracotta con 693 rubbi. Capracotta fu anche una delle prime come numero di censuari (Falcone, di Rienzo, Conti, di Ciò, Castiglione, Campanelli e Cappella della Madonna di Loreto). Queste famiglie univano al benessere economico una certa distinzione sociale ed erano composte da individui con un elevato grado di cultura. Molti di questi uomini crearono famiglia o legami a Canosa, in alcuni atti battesimali i padrini erano pastori.

Vista la precarietà della vita questa gente si affidava alla bontà del signore, e per questo il Regio Tratturo era cosparso di chiese e cappelle; nel territorio di Canosa troviamo la Chiesa del Crocifisso in zona Postapiana. In una descrizione del Regio Tratturo è riportato:

Si osservano poi in campagna in diversi luoghi tre comode Chiese, delle quali la prima viene situata vicino al cennato Ofanto, in essa si osserva e con somma venerazione si adora l'effige miracolosa del SS. Crocifisso detto di Canosa, la seconda viene situata dentro un bosco miglia sei sotto la città di Foggia. In essa viene esposta alla venerazione dei devoti la tanto rinnomata statua della Santissima Vergine dell'Incoronata. La terza è quella ove osservasi una celebre pittura antichissima su di una tavola in cui si adora la SS. Vergine di Ripalta.

Non mancavano scontri tra i pastori e i locali. Cercando notizie su detta chiesa sappiamo che questa chiesa era servita da un sacerdote che celebrava la messa nelle ricorrenze più importanti. Tratto da "Canosa nel '700" di Antonio Michele Paradiso, parliamo del caso di un chierico un po' sui generis che, in compagnia del figlio del principe, la sera andava a donne di facili costumi:

Tra i compiti meno graditi che di necessità il prevosto gli aveva affidato, c'era quello di doversi portare in tutte le feste dell'anno a celebrar messa nella masseria di Torre del Duca in contrada Crocifisso. Il 5 luglio recatosi colà che ancora era notte e non ancora albeggiava, dato probabilmente di mano al suo solito bastone e con i suoi abituali modi sgarbati, aveva incominciato a risvegliare tutti quei coloni e persone addette all'aia e tra questi un certo Michele Lazisero garzone di Nicolo l'aratro. Il garzone, anche perché stanco dalle fatiche del giorno e oppresso dal sonno e perché non era l'aurora, gli aveva risposto borbottando, sicché il Pascullo, dato di mano al bastone, lo aveva picchiato di santa ragione e tanto, da fargli sangue e procurargli conseguente emorragia; a seguito di ciò, nella stessa mattinata, il Lazisero dovette abbandonare la masseria e riportassi a Canosa, dove giunse tutto febbricitante. Il Pascullo, con le mani sporche di sangue prese a celebrare messa tranquillamente e con grave scandalo a praticare i sacramenti.

Dalla biografia su Di Scanno (pittore originario di Barletta), nel 1868, tornato in Puglia per le vacanze, egli si ritirava in una masseria a dieci chilometri da Canosa e trovava la sua regione, fonte di grandi emozioni estetiche per lui: quella masseria, nelle sue lettere, la chiama del Crocifisso. Di là egli scrive: «Dormo sulla paglia, e non mi nutrisco di altro che di latte e di pane. Qualche volta mangio della carne di uccelli che io stesso ammazzo, giacché ora son diventato anche cacciatore».

Egli fu uno dei pochi pittori che abbia ritratto la terra pugliese.


Leonardo Tango

 

Fonte: https://www.facebook.com/, 18 febbraio 2018.

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