Quando, stretta al mio fianco,
in atto leggiadrissimo d'amore,
da qualche Dea appreso,
mi prendevi la mano, e al collo bianco
tuo l'avvincevi, il core,
oh, mi batteva, ai tuoi bei vezzi preso!
E mi scendea sugli occhi,
mentre ridevi, argentina e vaga,
un velo, un abbandono,
ch'a te cadere mi faccia ginocchi:
e per la immensa plaga
l'eco portava dei tuoi visi il suono.
I fiorellin del prato,
odorosi, dischiusi a l'aura pura,
drizzavano lo stelo,
madandoci un effluvio profumato
insieme a la natura,
mentre ci baciavam dinanzi al celo.
Dolce, molle stormiva
un alito gentil d'infra le fronde;
edera tutto incanto
al lumeggiare de l'argentea Dora,
che, specchiandosi a l'onde,
sì c'ispirava de l'amore il canto!
Berardino Conti
Fonte: B. Conti, Poesia, in «Aquilonia», III:4, Agnone, 10 marzo 1886.
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