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Ragazzo di Gaza

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 3 set
  • Tempo di lettura: 1 min

Ragazzo di Gaza

Perché piangi ragazzo

e asciughi il tuo viso

dal dolore sgorgato

da vene innocenti

di tanti fratelli?

Non sei felice

per quartieri distrutti

ch'intorno a te

fanno corona?

Non senti il buon profumo

acre della morte

che incombe sui vivi?

Non gioisci per

la tua casa abbattuta,

per le città annientate,

per la terra vermiglia

nutrita dalla fine

di bambini appena

socchiusi alla vita,

per tante madri piangenti,

per inconsolabili vegliardi

mai stati attori

di tanta, triste tragedia?

E le orecchie, dimmi,

le tue orecchie

non aspettano ansiose

il rumore delle bombe,

dei missili e degli aerei

forieri artoci di morti infinite?


Finalmente...

esile il tuo corpo

scende le braccia sterili,

cadenti sulle gambe

che più non sorreggono

lo stele rinsecchito,

mentre gli occhi,

al di fuori delle orbite,

restano l'unico segno della vita:

grato all'Ebreo,

ammira pure la spianata

che sarà meta di allegrie,

di potenti che godranno

ed apriranno bottiglie di champagne

sopra fosse comuni

ove nemmen l'anima

più si ribella!


Ma... che dico?

cosa vaneggio

al mio ragazzo di Gaza?

No!... No!... No!...

Detergi per me le lagrime

e fa' che solo due perle,

due perle solamente,

restino in bilico

su due bellissime pupille

affinché io possa rubarle

da tanto scempio

per portarle via;

portarle via lontano

e chiuderle in scrigno di cristallo

che possa per sempre ricordarmi

un ragazzo solitario che piangeva,

che piangeva da eroe!


Ugo D'Onofrio


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