Relazione sul centenario delle croci di maggio
- Letteratura Capracottese
- 5 mag
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Aggiornamento: 6 giorni fa

Sabato 3 maggio abbiamo rispettato con amore e dedizione il centenario delle "croci di maggio" di Capracotta. Un'escursione da oltre 14 chilometri ci ha infatti portati dapprima al Procoio, dove abbiamo letto le parole di Aldo Trotta in omaggio a suo nonno Carmine, con cui abbiamo raccontato ai 18 partecipanti la storia di quella croce, il suo realizzatore, il contesto storico nel quale è stata innalzata. Poi, dopo aver visto posti splendidi quali il Trione, il Tiro a Segno e la Fossata (dove abbiamo avuto sentore di un incontro con un lupo), siamo saliti alla Forcatura, dove il sempre allegro Giovanni Monaco ci ha raccontato la storia di Giacomo Di Tanna e Colomba Merola, i quali, dopo la visita in sogno della Madonna di Loreto, decisero di erigere quella grossa croce, cambiando per sempre la storia di quel luogo.

Il primo tratto del percorso ci ha visti impegnati nel raggiungere lo Iaccio del Procoio da piazza Emanuele Gianturco, dopo aver visitato la Fonte Fredda ed averne raccontato brevemente la storia. Superata la nuova Fonte del Procoio, abbiamo guadagnato il più grande stazzo antico di Capracotta, dove ancor oggi è possibile rinvenire i resti di quella che era una vera e propria cittadella pastorale. Di fronte all'omonima croce, abbiamo deciso di leggere un frammento del racconto "La croce del nonno Carmine", pubblicato dal dott. Aldo Trotta nella sua raccolta "L'altalena dei ricordi", in cui è scritto della:
[...] splendida croce di ferro battuto che mio nonno paterno Carmine vi aveva fatto collocare, in data 3 maggio 1925, come risulta dalla piccola targa ricordo. Si trova nella cosiddetta zona del Precuórie: che significa "stazzo per le pecore", forse un'antica struttura stabilmente presente accanto alla sorgente della Fonte Fredda; tuttora visibile, specie all'alba e al tramonto, anche dalle finestre della nostra casa, è stata e rimane tuttora un punto di riferimento e di sosta per chiunque si trovi a passare da quei viottoli. Purtroppo, non ho avuto la fortuna di conoscere il nonno Carmine e quindi non avevo mai saputo granché della sua iniziativa né, tantomeno, se ci fossero state ragioni precise per la scelta di quella data; molto superficialmente anzi, avevo sempre ritenuto che fosse del tutto casuale fino a quando, finalmente, ho avuto la curiosità di documentarmi e confesso di essere rimasto sorpreso per quanto ho scoperto. Ignoravo che, fino agli anni '60 e al pontificato di papa Giovanni XXIII, fossero due i giorni di memoria liturgica dedicati alla Santa Croce: rispettivamente il 3 maggio e il 14 settembre, e di esse io conoscevo solo quest'ultima; la prima festività, attualmente cancellata, corrispondeva storicamente al "Ritrovamento della Croce", mentre la seconda, quella rimasta in calendario, è tuttora nota come "Esaltazione della Croce". Così, in un crescendo di emozioni, ho appreso dell'antichissima tradizione definita "Le croci di maggio" [...] non è verosimile che a Capracotta le spighe di grano fossero già alte in primavera, ma quella data non era certo fortuita per il nonno, che certamente conosceva la tradizione delle croci votive nei campi per implorare il buon esito delle coltivazioni: tanto più in una stagione a maggior rischio di grandine o di gelate tardive che potevano vanificare un intero anno di lavoro e di attesa. [...] si trattava di croci rudimentali intagliate nel legno dagli stessi agricoltori e non destinate a durare nel tempo: di solito venivano abbellite con rami di ulivo benedetti nella domenica delle Palme e duravano fino al momento del raccolto ma, specialmente in alta collina o in montagna, ogni anno si riutilizzavano le stesse croci di ferro: cosa quantomai problematica nel nostro territorio. Così si comprende la decisione del nonno di collocare stabilmente una croce votiva non proprio nei campi coltivati, ma lungo il sentiero da percorrere; assai più scontata, invece, la sua scelta dell'artigiano cui affidarne la costruzione, perché fu certamente il caro zio Michele Trotta, un vero artista del ferro battuto.

Tornati alla Fonte del Procoio, siamo scesi sulla strada provinciale per Agnone e, da lì, attraverso il Vallone dei Vagli, sulla strada del Verrino, fino a toccare il fondo del Tiro a Segno, dove abbiamo raccontato la storia della più antica associazione sportiva di Capracotta e di come quel prezioso luogo fosse diventato prima poligono militare e, dopo l'8 settembre 1943, di come abbia rivestito un ruolo inaspettato nella mancata rappresaglia di Guastra (qui). Da lì abbiamo imboccato l'antica Strada di Vallesorda - con cui i nostri contadini raggiungevano quotidianamente i campi di Pietralearda, delle Fossata, dei Cimenti, degli Iacciotti, del Pusaturo e dell'Ara Petracca - che abbiamo lasciato poco dopo la Fonte di Zio Berardino per risalire sulla strada provinciale Montesangrina e quindi imboccare la via brecciata della Crocetta, il cui toponimo è nato proprio un secolo fa, all'indomani dell'erezione della "croce di maggio" delle famiglie Di Tanna-Merola: prima di allora, infatti, quel luogo era detto Forcatura.

Giunti alla Crocetta, ha preso la parola Giovanni Monaco, pronipote di quel Giacomo Di Tanna, classe 1880, che nel 1925, dopo aver sognato per tre volte la Madonna di Loreto, riuscì ad innalzare una croce in Suo onore. La tradizione orale della sua famiglia vuole infatti che sin dal 1923 il bisnonno Giacomo avesse sognato la Vergine Maria, la Quale gli intimò:
[...] di costruire una croce in un punto di Capracotta da cui si possano vedere tre paesi: Capracotta, Agnone e Vastogirardi. E aggiunge che questa croce doveva essere finanziata da lui [...] e da una certa signora Colomba, benestante. Nei giorni successivi il nostro protagonista si premura di raccontare il sogno alle altre due persone coinvolte. Mucc' e la signora Colomba sono d'accordo per realizzare la richiesta ma il sacerdote tentenna e, mese dopo mese, alla fine non se ne fa niente. [...] se non sarà eretta la croce i danni saranno maggiori. Mucc' si premura di andare da Colomba a raccontare il sogno e questa voltai due si attivano per installare una croce di ferro alta circa due metri in un punto da cui in teoria si dovrebbero vedere i tre paesi anche se attualmente questa vista è interdetta, essendo la zona per una parte circondata da alberi.
Dopo il piacevolissimo racconto di Giovanni Monaco, abbiamo posto l'accento sulla diversità realizzativa delle due croci di maggio, giacché quella del Procoio è decisamente più piccola di quella della Forcatura, ed inoltre la seconda, sull'asse orizzontale, porta i segni tradizionali della Passione di Gesù Cristo, tanto che il prof. Sebastiano Paglione ci ha spiegato quale simbologia si celi dietro i sette "attributi" della croce, che vanno a descrivere il completamento della missione divina.

Sabato 3 maggio abbiamo cercato di rendere omaggio alla società contadina della Capracotta che fu, quella dei nostri avi, per i quali le croci di maggio erano speranza, augurio, benedizione. Al contempo, abbiamo visitato luoghi insperati del nostro territorio che tanti nemmeno conoscevano. Durante l'escursione per celebrare il "secolo delle croci di maggio", insomma, siamo stati guidati da uno spirito di fratellanza e condivisione, con cui abbiamo rinsaldato la nostra capracottesità. Soprattutto in quest'epoca "liquida", conoscere la propria storia e quella del proprio popolo non è esercizio di stile, ma prova estrema di concretezza.
Francesco Mendozzi