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Il senatore Nicola Falconi di Capracotta


Via Belisario a Roma, dove ha vissuto a lungo il sen. Falconi.

Capracotta, 6 dicembre 1834 - Roma, 28 dicembre 1916

Ortensio Nicola Falconi nasce a Capracotta il 6 dicembre 1834 da Bernardo e Carmela Conti. Il suo secondo nome - che diventerà quello principale - è certamente legato al giorno di nascita, in cui ricorre la memoria liturgica di san Nicola di Bari, un santo per il quale a Capracotta esiste un'antichissima devozione.

Nicola viene educato dallo zio Giandomenico Falconi (1810-1862), vescovo di Acquaviva delle Fonti ed Altamura, nel seminario che questi ha fondato e dotato dei migliori insegnanti. Da lì viene mandato a Napoli dove si laurea in Giurisprudenza, entrando infine nella magistratura ad appena 21 anni, nel 1855, sotto la protezione di un altro fratello del padre, lo zio Stanislao Falconi (1794-1880), avvocato generale presso la Corte Suprema.

Il 9 maggio 1860 Nicola Falconi viene nominato giudice presso il Tribunale di S. Maria Capua Vetere e il 31 dicembre è tramutato a quello di Napoli. Al contrario dello zio vescovo, Nicola Falconi non subisce alcun tipo di persecuzione né dai lealisti né dai liberali. Lo storico Giambattista Masciotta sostiene che «i Borboni [gli] avevano dato il posto in virtù dell'alta situazione e della devozione dei congiunti, l'Italia nuova glielo conservò senza tener conto dei precedenti politici della famiglia. Questa, la verità».

Da qui in poi comincia un lungo pellegrinare per i tribunali meridionali: nei primi 11 anni ne cambierà 10. Il 6 aprile 1862 viene infatti trasferito giudice a Benevento dove il 30 agosto 1863 diviene sostituto procuratore generale. È ancora sostituto procuratore il 26 giugno 1864 al Tribunale di Salerno mentre il 21 gennaio 1866 torna a Napoli. Un mese e mezzo dopo è nominato procuratore presso il Tribunale di Melfi, il 23 dicembre è a Taranto, il 9 settembre 1869 viene trasferito a Chieti, dove vi rimane fino al 19 marzo 1871. A giugno è tramutato in quello di Trani, poi a Catanzaro, quindi il 15 ottobre 1871 approda al Tribunale de L'Aquila.

Nicola Falconi si sposta di corte in corte senza battere ciglio perché ha deciso di restar celibe. Il suo unico punto fermo è Capracotta, dove vivono quasi tutti i suoi parenti più stretti.

La gavetta nel settore della magistratura è durissima ma dà i suoi frutti. Il 15 giugno 1873 Falconi viene nominato consigliere della Corte d'appello de L'Aquila. Per far sì che la carriera prosegua, deve però riprendere a viaggiare nei vari tribunali italiani. Il 17 dicembre 1882 torna da consigliere di Corte d'appello nella sua Napoli.

È del 1876 l'unica opera dottrinale del Falconi, "Di alcune riforme sulla amministrazione giudiziaria". In quel corposo saggio, oltre a proporre alcune riforme tecniche, Nicola Falconi consiglia vivamente di rivedere al ribasso i salari della Magistratura, poiché «lo stipendio deve essere lo stesso per le classi di concetto, e solamente va ammesso il sistema delle categorie nelle classi di ordine, [affinché] l'aumento di stipendio per ciascun individuo si potrebbe conseguire in un periodo d'anni di servizio, come oggi ha luogo per i Professori delle Università». Il fine ultimo, a dimostrazione del pragmatismo di Falconi, è quello di portare ad un risparmio per le casse dello Stato di £ 457.000 (circa 2 milioni di euro).

Durante il periodo napoletano, precisamente nel 1884, egli celebra il processo d'appello a Cosimo Giordano (1839-1888), un pericoloso brigante già membro dell'esercito borbonico e autore dell'uccisione di 45 militari italiani tra Pontelandolfo e Casalduni, nel Beneventano, strage che ha come conseguenza una rappresaglia forse più sanguinosa dell'attacco stesso. La storiografia odierna è giunta a sostenere che «le dichiarazioni rese da Giordano spontaneamente al presidente Nicola Falconi non possono più essere sottovalutate, perché alla luce della nuova documentazione acquistano un senso che getta luce su tutta la tragica storia».

Sta di fatto che il 29 aprile 1886 Falconi è trasferito a Milano e il 10 dicembre 1891 giunge finalmente la nomina a consigliere di Corte di cassazione a Roma, il 15 novembre 1900 quella di presidente della Corte d'appello. Roma diventa così la sua nuova città d'elezione: la residenza è fissata prima in via Sistina 14, poi in via Belisario 7, in un palazzo signorile nel cuore del Rione Sallustiano. Il 2 dicembre 1909 Falconi viene collocato a riposo per raggiungimento dei limiti d'età col grado di primo presidente onorario di Corte d'appello.

Non meno brillante, però, è la sua carriera amministrativa e politica. Consigliere provinciale per Capracotta dal 1872, diventa presidente del Consiglio provinciale di Molise nel 1879, e poi dal 1882 senza interruzione fino al 1900. Nel 1910, scaduto il mandato, non ripresenta la propria candidatura. Il dominio assoluto della scena politica molisana gli vale il soprannome di «Czar della Provincia».

Nicola Falconi, d'altronde, sin dal 1876 è stato eletto deputato al Parlamento dai collegi di Agnone e Campobasso II, che rappresenta ininterrottamente fino al 1909, anno in cui, nell'infornata del 4 aprile, viene nominato senatore del Regno, dopo aver ricoperto la carica di sottosegretario di Stato al Ministero di Grazia e Giustizia e dei Culti col ministro Adeodato Bonasi nel governo Pelloux II (14 maggio 1899-24 giugno 1900).

Nicola Falconi muore a Roma il 28 dicembre 1916, lasciando disposizioni affinché la sua salma riposi «fra le balze native, che gli avevano conferita la saldezza della fibra fisica, e la tempra adamantina del carattere morale». Capracotta ricorda il suo più illustre uomo politico nella toponomastica, intitolandogli una delle principali strade cittadine. L'8 aprile 1906 il paese di Carovilli aveva riconosciuto a Nicola Falconi la cittadinanza onoraria «sia per la stazione ferroviaria, come anche per il palazzo del Municipio, che egli stesso fece edificare in paese».

Giuseppe Manfredi, presidente del Senato del Regno d'Italia nel decennio 1908-18, nel commemorare l'illustre collega, dirà che «amministrò giustizia sapientemente e specchiatamente, lasciando nome integro ed amato ovunque risiedé». Bonasi, che aveva avuto Falconi in qualità di sottosegratrio, confiderà invece che «è scomparsa una di quelle rare modeste figure di schietto galantuomo, che, ancora più che nella memoria, rimangono incancellabilmente impresse nel cuore di quanti ebbero la ventura di incontrarlo sulla loro via».

Infine Guglielmo Ugo Petrella, a nome dei senatori molisani della Provincia di Campobasso, affermerà che aveva «animo buono, carattere leale, modesto, servizievole. [...] Tutti gl'immegliamenti materiali e morali che si sono verificati nel suo collegio elettorale da quarant'anni in qua portano l'impronta dell'attività del Falconi e anche il contributo del suo peculio particolare, che [...] non era largo, il che accresce il merito del Falconi».

La stampa locale, decisamente più uterina di quella nazionale, pubblicherà articoli elogiativi, tra cui spicca l'articolo con titolo a tutta pagina e foto del defunto sull'edizione de "La Provincia di Campobasso" del 20 gennaio 1917.

Il redattore scriverà che «di Lui, che volle scendere nella tomba del piccolo cimitero del paese natìo senza pompa, senza fiori, tranquillamente, silenziosamente, modestamente, com'era vissuto, noi non tesseremo, oggi, una necrologia altisonante, con abbellimenti e fronzoli rettorici: stonerebbe con l'indole, con la natura stessa dell'Uomo che tutti piangiamo; il quale visse operando e beneficando senza mai richiamare l'attenzione degli altri attorno a sé, senza menare mai scalpore, disdegnando che si facesse romore sul suo nome o sull'opera sua, ispirata sempre dalla più squisita bontà umana, che fu la più notevole caratteristica di quell’animo così grande e così modesto».

È oltremodo curioso il fatto che il popolo capracottese, da sempre poco avvezzo alle incensazioni, abbia conservato la lapide sepolcrale del sen. Nicola Falconi ma non il suo loculo, probabilmente rimosso durante i lavori di restauro. L'epitaffio, scritto dall'immenso Francesco D'Ovidio, lo si può ammirare nel cimitero di Capracotta e recita così:


Giace qui ahime immobile

quel così pronto ed agile all'opera

e così sollecito ad accorrere e a soccorrere

Nicola Falconi

che fu Magistrato integerrimo

e Deputato per 32 anni al Parlamento

Sottosegretario di Stato alla Giustizia

Presidente del Consiglio provinciale del Molise

Senatore del Regno

ed in tanti ufficii come da Uomo privato

pose ogni sua brama e ogni suo orgoglio

nel beneficare

Francesco Mendozzi

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