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La solitudine delle donne capracottesi


Donne capracottesi
Donne di Capracotta negli anni '10 (foto: G. Paglione).

Nel 1911 l'analfabetismo in Molise era ancora intorno al 50%, eppure vi erano delle piccole realtà paesane in cui le donne sapevano leggere e scrivere e superavano il 50%. In provincia di Campobasso, spiccavano Ferrazzano e Montagano; in provincia di Isernia, Pescolanciano, Macchia d'Isernia, Pescopennataro e Capracotta. Il bisogno di istruzione si andava dunque sviluppando, anche se molto lentamente, soprattutto nelle zone di montagna. Le ipotesi potrebbero essere due: gli emigranti con le rimesse di denaro che avevano inviato in patria avevano caldeggiato l'istruzione delle proprie figlie, anche per mantenere vivi i contatti tramite corrispondenza e migliorare la loro cultura. Oppure le ragazze di buona famiglia, appartenenti alla borghesia artigianale del paese, andavano a scuola perché i genitori avevano compreso l'importanza di investire sull'istruzione delle proprie figlie. In ogni caso, i dati relativi al censimento del 1911 riferivano che, su una popolazione molisana complessiva di 390.135 abitanti, 12.995 alunne frequentavano le scuole elementari, a fronte di 14.843 alunni; 330 alunni le scuole ginnasiali e 53 le scuole liceali. Sicuramente ancora pochi, ma dagli anni '20, con la riforma Gentile e l'estensione della frequenza delle scuole superiori alle donne, anche le ragazze di condizione sociale più umile, ma portate per gli studi e dunque meritevoli, potevano aspirare a continuare gli studi. Non mancano testimonianze singolari che sembrerebbero corroborare la seconda ipotesi.

E a essere protagonista era proprio la corrispondenza di guerra in un paese dell'alto Molise, Capracotta, in un episodio di storia femminile che, un po' pomposamente, potremmo definire di femminismo bellico. Gli eventi storici, desunti da un verbale di sommarie informazioni, alludono ad un caso di dimostrazione di donne, avvenuto nella cittadina in data 31 ottobre 1917, per la mancata consegna della posta militare.

Un gruppo nutrito di donne, in pratica, portava in strada, dinanzi l'ufficio postale, la propria preoccupazione per la mancanza di notizie dei loro congiunti militari, dovuta all'interruzione del servizio postale e protestava apertamente contro la guerra. Le donne, poi, spostavano la protesta fin dinanzi la casa dell'On. Mosca, rompendo dei vetri e riunendo in corteo quasi 200 persone, che incitavano l'onorevole a far intervenire il governo per riattivare il servizio postale. Le indagini avviate dalla Regia Procura di Capracotta sulla dimostrazione delle donne portarono ad indagare alcune cittadine con l'accusa di sobillare lo spirito pubblico in senso antipatriottico e venne prescritto per le stesse regolare processo. L'unica a scamparla era Antenucci Michelina che s'allontanava da Capracotta per non farvi più ritorno, mentre tutte le altre furono imputate e processate dal Tribunale di Isernia in data 7 giugno 1918. A tutte fu chiesto di dichiarare le loro generalità e tutte risposero che sapevano leggere e scrivere. Alla fine del processo, venivano ovviamente assolte per inesistenza del capo di imputazione.

Questo gettarsi nella mischia pubblica, manifestando il proprio disagio contro le autorità, può annoverarsi come una sorta di indizio, di rivelazione circa l'avvenuta espansione dei compiti femminili in tempo di guerra, dettato dall'urgenza di imporsi nell'agone politico del fronte interno per rivendicare i propri diritti e dimostrare di avere maggiore consapevolezza del loro ruolo, assumendosi le proprie responsabilità e correndo dei rischi. Una prova di coraggio delle molteplici attività femminili durante la guerra, di cui era disseminata l'Italia e che sanciva gli ulteriori passi mossi in avanti verso la conquista del diritto di voto politico femminile.


Adele Rodogna

 

Fonte: A. Rodogna, Le solitudini delle donne molisane ai tempi della prima grande migrazione, Meltemi, Roma 2018.

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