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L'UFO e lo scienziato americano


Ufo a Capracotta

È poco dopo la mezzanotte del 12 agosto 1983. Un fisico americano, in vacanza in Italia con la sua famiglia, sta guidando lungo la strada di montagna che collega San Pietro Avellana a Capracotta, in provincia di Isernia.

I tornanti si susseguono, e l'auto avanza lentamente lungo i pendii del Monte Capraro. Improvvisamente, all'ennesima curva, i quattro notano una luce intensa sul lato opposto del burrone, poco sotto la strada che devono percorrere.

In un primo momento pensano che siano i fari di un autocarro che viene dalla direzione opposta, ma, incuriositi, si fermano per osservare meglio. Quello che vedono li lascia senza parole: non si tratta di un camion, ma di un cono di luce bianca che si eleva da un oggetto scuro nascosto tra gli alberi, a circa 100-150 metri di distanza. La luce brilla a intermittenza, ed è talmente accecante che il fisico deve distogliere lo sguardo.

L'oggetto ha una forma tondeggiante ed è grande più o meno come l'auto della famiglia. Sembra poggiare a terra, circondato da una fila di luci multicolori che ruotano. Per un attimo restano tutti immobili, indecisi su cosa fare. Dopo 15-20 secondi, il fisico decide di avvicinarsi. Riaccende il motore e riprende lentamente la marcia, ma quando superano il gruppo di alberi che oscurava la visuale, si rendono conto che l'oggetto non è più lì: ora si trova direttamente sotto il punto dove si erano fermati a guardarlo.

Il fisico frena di nuovo e accosta. Lascia luci e motore accesi e scende dall'auto insieme al figlio quattordicenne. La moglie e la figlia, rimaste in macchina, cominciano a gridare per la paura, ma lui, per nulla intimorito, le zittisce: vuole verificare se l'oggetto emette qualche suono. Cala un silenzio assoluto. La vallata è immersa in una quiete irreale.

Dopo un paio di minuti, il figlio suggerisce di tornare indietro. Le donne in macchina, ormai terrorizzate, insistono affinché non si avvicinino ulteriormente. A malincuore, i due risalgono in auto. L'oggetto, nel frattempo, si solleva lento sopra gli alberi. Decidono di allontanarsi, ma dopo aver percorso un paio di curve, si fermano di nuovo. Questa volta scendono in tre, lasciando in macchina solo la figlia, ormai paralizzata dalla paura.

Si voltano verso l'oggetto, che si sta spostando lungo la valle in direzione nord. Il fascio di luce conico è sparito, ma le luci multicolori che ruotano attorno al bordo sono ancora ben visibili. Dopo qualche minuto, risalgono in auto e riprendono la strada. Si fermano un'ultima volta dopo oltre un chilometro. Il fisico, che non riesce più a scorgere l'oggetto, si affida alla moglie e al figlio, che continuano a osservarlo muoversi in lontananza, stagliato contro il profilo della montagna.

Tornati a casa, nessuno riesce a dormire.

La mattina seguente si recano dai Carabinieri per chiedere se ci siano state altre segnalazioni o attività militari nella zona, ma non ottengono risposte. Tornano allora sul luogo dell'avvistamento, nella speranza di trovare qualche traccia, ma non c'è nulla. L'unico risultato è che il figlio, sopraffatto dall'emozione, finisce quasi per avere una crisi isterica.


Edoardo Russo

 

Fonte: E. Russo, UFO. Fenomeno o mito?, Rizzoli, Milano 2025.

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