È senza dubbio la bestia nera del popolo, lo spauracchio dei bambini, il terrore di tutte le madri. Credono che si trasformi in cento maniere, che penetri nei sacrari delle famiglie sotto forma di gatto o di cane e che rivolga specialmente le sue attenzioni e accordi le sue terribili simpatie ai bambini, di cui succhierebbe il sangue. I bimbi dormono ed ecco la fera Dea avvicinarsi a loro, succhiar loro sangue e batterli con sacchetti di finissima arena, poi sparire rapida come il vento. Ogni sabato le brutte bestie tengono concilio e, dopo essersi unto ben bene il corpo, ballano demoniescamente ignude intorno ad un grosso fuoco, sin che a cavallo d'un caprone, volano a Benevento, sotto il famoso noce.
Né il maleficio si limita ai bimbi e alle fanciulle. Chi, se non la strega, può intrecciare la criniera dei cavalli e farne delle anella larghe, tonde dette staffe per potersene servire, nelle sue detestabili corse? Chi, se non lei, può molestare i cani da guardia, quando la notte è alta e tutto tace e sul gregge vigila la luna? Ah! bisogna immunizzare gli animali che vivono con noi dal fascino della strega. Ecco perché sulla fronte dei cavalli e dei cani si fanno delle croci, radendone il pelo. Il popolino, per liberarsi dalle streghe, non dimentica al sabato di buttare sul fuoco un pizzico di sale e di conficcare il coltello sotto la sedia, operazione questa che vien detta ferrare la brutta bestia. Maggiore efficacia viene data alla scopa (granàra), che vien posta dietro la porta d'entrata, prima di andare a letto o a uno speciale sacchetto di spago o di crine a maglie (bucco) o a una grossa pannocchia di granturco. La strega, essi dicono, prima di poter dare sfogo al suo cattivo genio, deve contare i fili della scopa, quelli del sacchetto, i chicchi di granturco; e, siccome quest'operazione richiede molto tempo, e la strega teme la luce, canterà il gallo ed allora la brutta bestia scomparirà sino al tramonto del sole.
Oreste Conti
Fonte: O. Conti, Letteratura popolare capracottese, Pierro, Napoli 1911.
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