28 luglio 1993: sei capracottesi sul Tetto d'Europa
- Letteratura Capracottese
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Aggiornamento: 4 giorni fa

Il Monte Bianco, coi suoi 4.810 metri di altitudine, è la più alta montagna italiana, nonché europea. La nascita ufficiale dell'alpinismo in quanto disciplina sportiva coincide proprio con la prima ascensione del Monte Bianco, avvenuta l'8 agosto 1786. Quel giorno di 239 anni fa, infatti, Jacques Balmat (24 anni, cercatore di cristalli) e Michel Gabriel Paccard, (29 anni, medico condotto), entrambi di Chamonix, raggiunsero la vetta dell'imponente gigante latteo. La prima ascensione italiana avvenne invece il 13 agosto 1863 per mano di tre guide di Courmayeur: Julien Grange, Adolphe Orset e Jean-Marie Perrod. Sapete invece chi fu il primo capracottese a scalare il Monte Bianco? Fu don Michelino Di Lorenzo a raggiungere il Tetto d'Europa, ma non è stato possibile intervistarlo poiché, da quando ha subito un grave incidente che gli è costato il femore, sta seguendo una lenta e faticosa riabilitazione.

Quella che voglio raccontare oggi è invece l'avventura dei sei capracottesi che mercoledì 28 luglio 1993 raggiunsero la vetta del Monte Bianco. Stiamo parlando di Angelo "Schulz" Conti, Giorgio Di Tanna, Pasqualino "Sapóne" Di Vito, Michele "re Miédeche" Notario, Erberto "Brilùcce" Paglione e Savino "r'Esattóre" Sammarone, un gruppo di amici che, tra la tarda giovinezza e la mezza età, avevano deciso di scalare le più impegnative cime italiane, dal Pizzo Bernina (4.050 m.) al Re delle Alpi.
Era l'estate del 1993 quando, partiti da Capracotta, i sei raggiunsero Courmayeur, per tentare di guadagnare la vetta del Tetto d'Europa dal versante francese, probabilmente più facile della cosiddetta "via normale italiana". Una volta preso il Tram del Monte Bianco (TMB) - la ferrovia a cremagliera più alta di Francia che arriva ai 2.372 metri del Nid d'Aigle -, la comitiva approdò al Rifugio del Tête Rousse a 3.167 m s.l.m. Da lì, partiti nel primissimo pomeriggio, fu un gioco da ragazzi raggiungere il Rifugio del Goûter, situato alla ragguardevole altitudine di 3.385 m. Al Goûter i nostri trascorsero la notte, finché all'1:00 di mercoledì 28 luglio, i sei capracottesi - a gruppi di due, ogni gruppo accompagnato da una guida alpina - partirono alla volta della Capanna Vallot (4.362 m s.l.m.), considerato il più alto rifugio alpino francese (si pensi che il record italiano è detenuto dalla Capanna Regina Margherita coi suoi 4.554 m s.l.m.) e, da lì, alle 7:30, toccarono finalmente la cima del Monte Bianco a 4.810 m s.l.m.

Rimasti non più di un quarto d'ora in vetta, i nostri imboccarono la strada del ritorno, identica a quella dell'andata fino alla Capanna Vallot, da dove, superando numerosi crepacci e seracchi, raggiunsero la telecabina di Les Houches. A quel punto non restava che tornare a Capracotta, felici di aver conquistato una cima fondamentale per la storia dell'alpinismo, la più alta d'Italia, la più vicina al cielo d'Europa.
Tuttavia, per capire quanto sia difficile e pericolosa un'avventura del genere, si pensi che il 2 agosto 1993 il Monte Bianco mieté 8 vittime: 3 italiani, 3 tedeschi e 2 francesi. Una valanga li travolse proprio lungo la "via normale francese", la stessa che i nostri avevano percorso appena cinque giorni prima. Per chi pratica l'alpinismo, il pericolo di morire è una possibilità non solo contemplata, ma ampiamente accettata.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
M. Ruggiero, Cade una valanga, morte sul Bianco, in «L'Unità», LXX:180, Roma, 3 agosto 1993.


