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Amarcord: il "Diario" di Giuseppe Trotta

  • Immagine del redattore: Letteratura Capracottese
    Letteratura Capracottese
  • 29 set
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 16 ott


Diario di Giuseppe Trotta

Il "Diario" di Peppe Trotta è stato ritrovato, dopo anni dalla sua morte, dai suoi figli Enza ed Ercole, da essi assemblato e pubblicato nel 2023.

Peppe, da apprendista barbiere, arriva ad essere, dopo una lunga trafila, responsabile di agenzia bancaria, vivendo una vita difficile e movimentata, tra i suoi molti lavori e viaggi, fino a giungere alla meritata pensione.

Il "Diario" è intenso, quasi giornaliero, e non consente al lettore di interrompersi nella lettura: i fatti sono incalzanti!

Io l'ho letto con molto interesse, poche soste e tanta ammirazione! Il "Diario", secondo me, potrebbe essere diviso in quattro parti:

  1. quella relativa alla giovinezza di Peppe a Capracotta, prima e dopo la Seconda guerra mondiale. Peppe ha svolto molti mestieri e lavori da impiegato precario a Capracotta, impegnandosi a curarne anche due contemporaneamente per non dire no alle proposte, per sfruttare le sue capacità e per non pesare sulla famiglia;

  2. il servizio militare di leva dalla fine del 1942;

  3. nel luglio 1943 la caduta del fascismo, e poi l'8 settembre l'armistizio di Badoglio e il comando alleato, con l'inizio di vita di Peppe da soldato "sbandato" come tanti altri militari italiani;

  4. la fine della guerra nel 1945 e il ritorno alla vita civile.

Peppe ha viaggiato molto durante il suo servizio militare normale, usando mezzi di trasporto normali, ma durante il periodo del suo sbandamento si è spostato con ogni mezzo di trasporto possibile e soprattutto a piedi, in viaggi rischiosi ed avventurosi.

Dopo la distruzione di Capracotta e dopo la ritirata dei Tedeschi, inizia l'arrivo in paese degli Alleati, che cominciano ad occupare le poche case rimaste in piedi per alloggiare soldati canadesi, inglesi e polacchi che aumentano sempre più.

In precedenza, il 4 novebre 1943, veniva compiuto dai Tedeschi il feroce atto di guerra: la cattura e fucilazione dei due fratelli Fiadino, Gasperino e Rodolfo, di cui ho parlato anch'io ne "Il mio diario".

Però, dal "Diario" di Peppe ho avuto conferma che i giovani condotti sul posto della fucilazione fossero tre: c'era pure Alberto, il terzo fratello, che però saltò dal camion tedesco che li conduceva al luogo del martirio, riuscì a fuggire attraverso i campi e si salvò.

Un'altra notizia, a questo riguardo, l'ho appresa sempre da Peppe ed è relativa all'ordine che diede il comandante della pattuglia canadese, che per prima era giunta in paese: avendo saputo di questa orribile rappresaglia tedesca, il tenente canadese, con i suoi uomini e il concorso di alcuni capracottesi, procede all'esumazione dei corpi dei due fratelli Fiadino trucidati, che vengono ricomposti in due bare di legno approntate dai falegnami locali, portati al cimitero e tumulati in due loculo concessi dal Comune.

L'8 dicembre 1943 riprende l'esodo dei capracottesi lì ritornati e dei pochi che erano rimasti nonostante tutto, per decisione del comando alleato che necessita di tutto ciò che è rimasto in piedi per ricoverare i propri soldati che aumentavano sempre: si tenga presente che l'inverno nevoso e gelido era vicino.

La mattina dell'8 dicembre '43 tutti gli abitanti di Capracotta vengono caricati su autocarri militari e condotti per una destinzione a loro ignota. Trascorsa alla meglio la prima notte a Campobasso, si riparte in treno senza sapere dove erano diretti. Nella sosta alla stazione di Lucera, molti sfollati riescono a sfuggire ai controlli, uscire dalla stazione e lasciare il treno, grazie al sostegno e aiuto di altri capracottesi, che già si erano stabiliti in Puglia e che avevano saputo dell'arrivo di un treno con profughi capracottesi.

Tra i compaesani di Lucera cito solo la famiglia Magnapésce, di cui ho conosciuto qualcuno! Per i profughi, e soprattutto per i militari sbandati come Peppe, inizia un continuo spostamento tra paesi, città e campagne pugliesi, essendo la Puglia occupata da Inglesi e Americani e non dai Tedeschi.

Peppe si presenta al distretto militare di Foggia come soldato sbandato, riprende la vita militare e a viaggiare per l'Italia, fino alla fine della guerra nel 1945. Ottiene il congedo dal servizio militare nel 1946, torna civile e ricomincia a fare parecchi lavori.


Giuseppe Trotta (primo a sx) a Capracotta nel 1957.
Giuseppe Trotta (primo a sx) a Capracotta nel 1957.

Nel 1951 sposa Giulia, cugina di Antonia, e dal 1954 Peppe inizia il lavoro in banca, prima a Capracotta e poi a Roccaraso, divenendo responsabile dell'agenzia della Banca Popolare di Castel di Sangro.

Chiedo scusa agli autori dei libri esaminati, ai loro parenti e ai lettori, di questo mio "Amarcord" realizzato in forma artigianale, manoscritto da me con grafia condizionata dalle cataratte. Per saperne di più bisognerebbe leggerlo!


Tonino Serafini




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