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L'antico miele di Capracotta



Chi vuol provare le pene dell'Inferno

la state in Puglia, ed in Apruzzo il verno.


Nonostante l'estrema altitudine, nonostante la durata dell'inverno, nonostante i metri di neve, nonostante l'arretratezza agricola, anticamente a Capracotta si è sempre praticata l'apicoltura, dando vita a un miele pregiato e squisito. Nel lontano 1798 padre Antonio Maria Tannoia, religioso di grande cultura nonché agiografo di sant'Alfonso, scrisse un trattato "Delle api" in cui rivendicava «che nell'inverno si fa uso in Capracotta della finestra in luogo della porta, tanto le nevi sono in abbondanza. Con tutto ciò la vendemmia del mele, come mi attesta un patriotta, è tutta in conformità di quella di Puglia». D'altronde, Capracotta è sempre stata patria di pionieri in ogni campo del sapere umano, a volte facendo un buco nell'acqua, più spesso avendo ragione sui critici e i disfattisti.

Agli albori del Novecento troviamo infatti l'ing. Alessandro Campanelli, fratello del nostro illustre don Luigi - avvocato e sindaco - che a Capracotta aveva impiantato una fiorente industria di miele, e a riprova di ciò porto due documenti incontrovertibili. Il primo è contenuto nella rivista "L'Apicoltore", stampata a Catania, in cui Campanelli, il 2 luglio 1904, rispondeva seccatamente alle teorie di Teodoro Marrè e agli strali lanciati al suo indirizzo dal famoso specialista di apicoltura Andrea de Rauschenfels, direttore della rivista stessa:

Ad A. de' Rauschenfels che in una nota all'Apicoltore, perché lo protestai contro la guerra che nel giornale ha fatto all'americana mi paragona al cavaliere che egli chiama della triste figura del Cervantes, rispondo che nel passato articolo non feci nomi e perciò le mie parole erano rivolte contro l'indirizzo dell'Apicoltore e non contro la sua persona essendo il caso del senatores boni viri senatus autem, ecc. Conosco troppo bene il grande merito di A. de' Rauschenfels che è quello di avere insieme col Dubini e col Sartori, scritto e parlato d'apicoltura in Italia quando tutti tacevano e scritto con brio ed originalità non comuni: e ciò mi impone il dovere di non ritenere ingiurioso quanto ha detto nella nota, e che io pur ho creduto tale non tanto per paragone di cui sopra, quanto per aver supposto che io non abbia letto i suoi scritti e, criticandoli in qualche parte, mi sia lasciato insinuare dai contorcimenti e storpiature che altri ne ha fatto. Per altro, fondandomi proprio sul paragone sopra cennato, perché nel carattere del famoso hidalgo è l'assenza completa di ogni mala fede, debbo ritenere che egli sia convinto, almeno, della mia perfetta buona fede. Ed in omaggio a questa e alla sua imparzialità mi rivolgo a lui perché pubblichi nell'Apicoltore queste parole e la precedente risposta per riabilitarmi verso chi non mi conosce.

La cartolina postale inviata da Campanelli a Pfister.

La seconda testimonianza sulla produzione e commercializzazione di miele capracottese è di poco antecedente, contenuta in una cartolina postale datata 2 ottobre 1903 e inviata da Alessandro Campanelli all'indirizzo del sig. Schmid Pfister di Rapperswil (la celebre "città delle rose") in Svizzera, in cui il nostro apicoltore chiedeva:

Vostra signoria mi viene indicata come compratore di miele. Poiché io abito una regione a 1.420 metri sul mare e il miele vi è squisito e finissimo, così la prego dirmi se posso spedire un campione per poter poi contrattare l'acquisto. Io dispongo di parecchi quintali, premiati con medaglia d’oro a Perugia e a Nogent-sur-Seine. Mi dica se il campione basta che sia piccolo quanto si può per spedirlo come campione senza valore, o è necessario mandare almeno un pacco postale di tre o quattro chilogrammi. Prego scusare il fastidio e con alta stima sono ing. Alessandro Campanelli.

Oggi che l'agricoltura italiana è cambiata radicalmente, adeguandosi maggiormente alle caratteristiche chimiche e geologiche dei terreni, tanto che negli ultimi anni in un luogo poco produttivo come Capracotta sono state impiantate con successo piccole industrie di tartufi (Le Ife di Giuseppe Beniamino) o legumi (Le Miccole di Loreto Beniamino), ci sarebbe qualche coraggioso disposto a rinnovare l'antica tradizione del miele nostrano?


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • A. Campanelli, Risposta all'articolo del sig. ing. Marrè sul grande telaio italiano, in «L'Apicoltore», XXVII:37, Catania 1904;

  • L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Antoniana, Ferentino 1931;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, voll. I e II, Youcanprint, Tricase 2016-2017;

  • M. Pelliccia e A. Zarlenga, La rivoluzione delle api. Come salvare l'alimentazione e l'agricoltura nel mondo, Nutrimenti, Milano-Roma 2018;

  • A. M. Tannoia, Delle api e loro utile e della maniera di ben governarle. Trattato fisico-economico-rustico, libro II, Morelli, Napoli 1798.

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