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Ecco chi realizzò la Visitazione di Capracotta


L'attestazione sul basamento della Visitazione dopo il restauro del 2002-03.

Non sono mai stato così felice di aver torto anche se, alla fin fine, avevo ragione!

Nel 2004 la ricercatrice veneta Dora Catalano - oggi Soprintendente Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Molise - presentò in un convegno internazionale uno studio nel quale sosteneva, tra le tante cose, che il gruppo ligneo della Visitazione di Capracotta, «sino ad oggi concordemente attribuito a Colombo, ancor più evidentemente dopo il recente restauro, si è dimostrato opera della fase più fresca e brillante di Paolo Di Zinno».

Qualcuno ha ripreso quello studio ma evidentemente non l'ha letto a fondo poiché nell'articolo che ha pubblicato in aperta contraddizione al mio s'è dimenticato di comunicarci quali sono i motivi artistici, biografici, filologici e storici che avvalorano la tesi della Catalano.

L'unica prova fornita a suo tempo dalla ricercatrice, infatti, risiede in alcune incertezze del Masciotta allorché, a proposito di altri comuni molisani, questi aveva parlato di «statue quasi tutte del Colombo», mentre il nostro cronista avvalora la sua tesi attraverso una tela custodita nel Duomo di Napoli che, dice, sarebbe stata la fonte d'ispirazione per Paolo Saverio Di Zinno per realizzare la Visitazione di Capracotta. Le due opere - la Visitazione di Capracotta e il dipinto di Napoli - sono in realtà antitetiche, a partire dalla totale asimmetria della seconda, una regola che nella statua di Capracotta è invece ferrea.

Insomma, felice di aver stimolato una discussione sull'attribuzione di un meraviglioso capolavoro custodito nella Chiesa Madre di Capracotta, invito i detrattori ad essere un pochino più originali ed organici. E ora veniamo a noi.

Ammetto di esser saltato sulla sedia quando ho letto che la Soprintendente del Molise sosteneva che la Visitazione di Capracotta fosse opera di Paolo Di Zinno e non più di Giacomo Colombo. Ho reperito il suo contributo sulla scultura lignea in Molise tra Sei e Settecento e ho scoperto che nulla dice di nuovo circa quell'opera se non didascalizzare una fotografia della Madonna e di santa Elisabetta "svestite" di corona e aureola. Operazione ovvia quella di rimuovere le parti in metallo quando si sottopone a restauro un'opera in legno!

Grazie alla solerzia di Daniele Di Nucci possiamo vedere in alto una fotografia del dicembre 2003 - a restauro appena concluso - che ribalta quanto finora detto e scritto da chiunque sulla Visitazione di Capracotta. L'opera mostra chiaramente la data del 1858, il che pare escludere a priori tanto Giacomo Colombo (1663-1731) quanto Paolo Saverio Di Zinno (1718-1781). Con un pizzico di buonsenso la si potrebbe dunque collocare, assieme al san Sebastiano e al san Giuseppe, nel gruppo di statue realizzate dalla bottega Di Capita di Vastogirardi, attivissima nel XIX secolo. Sul lato sinistro del basamento, nonostante gli stucchi cadenti, si legge ancora: "[...]NÒ DI VASTOGIRA[...] A.D. 1858".


La firma di Pasquale e Giuseppe Di Capita sotto la statua di san Sebastiano (foto: L. Borrelli).

Questa annotazione, prima del restauro, era coperta da una patina di vernice, il che forse spiega perché la Catalano non l'abbia notata e menzionata nel suo studio: in qualità di responsabile del progetto di restauro evidentemente non partecipò a tutte le fasi tecniche di lavorazione e infatti ammette che «si tratta di un lavoro ancora ben lontano dalla conclusione». A ciò si aggiunga che nel 2019 la Soprintendenza è tornata a visionare e fotografare l'opera, forse perché ancora incerta sull'attribuzione.

Stando così le cose, gli autori della Visitazione di Capracotta potrebbero quindi essere Pasquale e Giuseppe Di Capita, artisti vastesi che l'anno successivo intagliarono il nostro patrono, e parenti diretti di Francesco Di Capita (1843-1907), colui che dodici anni dopo realizzerà il san Giuseppe.

Ma la questione è destinata a complicarsi per via della memoria pubblicata nel 1859 da Amato Nicola Conti, priore della Congregazione della Visitazione e Morte di Nostro Signore, che, appena un anno dopo la presunta realizzazione della statua, scrisse senza mezzi termini: «L'autore è Giacomo Colombo della nostra scuola napolitana, che fu discepolo dello scultore Domenico di Nardo; ma perfezionato poscia dal celebratissimo pittore Cav. Francesco Solimena a lui annodato di spiritual parentela, tanto nel disegno, che nelle mosse delle figure». È altamente improbabile che il Conti, colui che dirigeva e amministrava i beni e i fondi di quella Congregazione, ignorasse l'autore del manufatto. E se l'opera non è del 1858, allora quella data rappresenterebbe l'anno in cui fu donata da un agiato cittadino di Vastogirardi alla nostra confraternita. Da tale ipotesi ne scaturisce un'altra, ossia che la Visitazione di Capracotta, prima del 1858, stava in un'altra chiesa. Quale sia questa chiesa è il nodo da sciogliere in futuro.

Giunti a questo punto bisogna assumere che tra Capracotta e Vastogirardi sussiste da sempre un'affinità elettiva e, stando ai ricordi dei più anziani, la festa della Visitazione veniva celebrata tanto a Capracotta quanto a Vastogirardi il 2 luglio: se a Capracotta la solennità è caduta nell'oblio dopo le devastazioni belliche i nostri vicini l'hanno invece "convertita" in festa della Madonna delle Grazie. Preciso che la ricorrenza liturgica della festa della Visitazione è al 31 maggio e che il 2 luglio è tuttora giorno di festa in forma straordinaria. A Vastogirardi, dunque, la tradizione è rimasta viva tanto che la processione del 2 luglio, invece di rientrare nella Chiesa della Madonna delle Grazie, fa l'ingresso nella chiesa matrice, e soltanto di sera la Vergine torna al Suo tempio, il che sembra ricondurre proprio al Vangelo di Luca:

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. [...] Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Il gruppo della Visitazione sottoposto a restauro (foto: D. Catalano).

Daniele Di Nucci mi ha infine raccontato due aneddoti sulla Visitazione capracottese. Il primo riguarda l'ex sagrestana Carmela Venditti la Cendrélla, che ricordava come, prima della Seconda guerra mondiale, durante la processione della Visitazione la statua venisse girata di lungo per transitare nelle anguste vie della claustrofobica Terra Vecchia. Pasqualina Di Nucci Cuócce narrava invece che spesso il 2 luglio pioveva e lei, intenta come tanti compaesani a mietere il grano, accusava santa Margherita e santa Elisabetta (molti anziani credevano infatti fossero queste le donne raffigurate) di essere "cattive".

È chiaro che la storia di Capracotta ha ancora tantissime pagine da leggere e da scrivere, da scoprire e da reinventare. Sono d'altronde convinto che chi controbatte alle mie ipotesi con serietà non fa che arricchire la capracottesità, chi lo fa per motivi terzi z'attendàsse re nuoàse.

Allo stato attuale, dunque, il gruppo ligneo della Visitazione di Capracotta va ascritto alla bottega di Giacomo Colombo, con buona pace della Soprintendenza del Molise, che conferma come «la diffusione delle opere di Colombo in Molise è assai più estesa di quanto sino ad oggi ritenuto».


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • L. Campanelli, La chiesa collegiata di Capracotta. Noterelle di vecchia cronaca paesana, Soc. Tip. Molisana, Campobasso 1926;

  • G. Carugno, La Chiesa Madre di Capracotta, S. Giorgio, Agnone 1986;

  • D. Catalano, Da Giacomo Colombo a Paolo Saverio Di Zinno: restauri e recuperi di sculture del XVIII secolo, in «Conoscenze», 7, Soprintendenza archeologica e per i Beni ambientali, architettonici, artistici e storici del Molise, Campobasso 1994;

  • D. Catalano, Scultura lignea in Molise tra Sei e Settecento: indagini sulle presenza napoletane (Colombo, Di Nardo, De Mari, D'Amore), in L. Gaeta, La scultura meridionale in età moderna nei suoi rapporti con la circolazione mediterranea, Congedo, Galatina 2007;

  • A. N. Conti, Memoria per la laicale Confraternita della Visitazione e della Morte eretta in Capracotta, Festa, Napoli 1859;

  • C. Iannone, Vastogirardi in America. La diaspora di mille vastesi verso gli Stati Uniti d'America e la ricostruzione delle loro radici, Nuova Phromos, Città di Castello 2018;

  • G. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, vol. III, Di Mauro, Cava de' Tirreni 1952;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, voll. I e II, Youcanprint, Tricase 2016-2017.

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