La figura di Paolo Emilio Labbate è continuatrice di quella di Paolo Saverio Di Zinno (1718-1781) nel ciclo di coloro che in Molise fabbricarono statuaria sacra nel XVIII e XIX secolo. Labbate nacque a Carovilli da una famiglia capracottese di falegnami, poiché il bisnonno Domenico, sposato con Rosa Di Bucci, si era trasferito a Carovilli, probabilmente per motivi di lavoro, nella seconda metà del '700. Ed è per questo motivo che Emilio Labbate va considerato un uomo illustre della terra carovillese per jus soli e di quella capracottese per jus sanguinis.
Dal punto di vista artistico e artigianale, se il Di Zinno dominò il suo secolo per un evidente «plasticismo classicheggiante», Labbate ha incarnato il secolo successivo tramite una «coerente istanza spirituale», come a dire che si è passati dall'ambito materico del '700 a quello fideistico dell'800. Questo cambiamento è forse diretta emanazione dell'avvenuto passaggio storico tra il pensiero illuminista e le istanze nazionali che si affacciarono in tutta Europa, anche e soprattutto in Italia.
Da una valutazione stilistica, oggi catalogata e pubblicata, emerge come Emilio Labbate sia il più grande scultore ottocentesco molisano, nella cui bottega crebbero altri valenti artieri come Nicola Fiocca, Damiano Paolucci e Salvatore Di Frangia.
Sono centinaia le opere realizzate da Labbate - per cui rimandiamo il lettore alla monografia di Edilio e Umberto Petrocelli - il quale promosse anche una scuola di scultura in legno policromato e dorato. Tra le più note sottolineo soltanto il san Giorgio equestre nell'omonima chiesa di Campobasso, una Madonna delle Grazie e un san Michele a Sessano del Molise, il Crocifisso nella Chiesa di S. Emidio in Agnone, un san Domenico, un'Immacolata e una Madonna del Carmine a Carovilli, il simulacro di S. Lucia a Castropignano, un san Rocco a S. Pietro Avellana, un san Nicola a Pesche, una santa Lucia a Frosolone, il san Cristoforo e il san Nicola nella Chiesa di S. Maria di Fuori a Campobasso, un Bambin Gesù a S. Pietro in Valle di Frosolone, un san Domenico a Forlì del Sannio, un'Addolorata a Pietrabbondante e un san Giuseppe a Castiglione di Carovilli, considerato da Salvatore Moffa «il punto più alto da lui raggiunto nell'articolazione plastica».
Al termine di questa piccola rassegna sulla vita e l'opera di Paolo Emilio Labbate sorgono spontanee due domande: come mai non gli fu commissionata alcuna opera statuaria a Capracotta, suo paese d'origine? È possibile che qualcuna delle statue sacre presenti nelle nostre chiese sia opera di Emilio Labbate o di suoi collaboratori? Per quel poco che ne capisco, proverò ad approfondire.
Francesco Mendozzi
Bibliografia di riferimento:
F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;
S. Moffa, Emilio Labbate, in «Samnium», LV:1-2, Benevento, gennaio-giugno 1982;
F. Di Palo, La fabbrica dei santi, Grenzi, Foggia 2020;
T. Paolone, Carovilli e Monte Ferrante, Volturnia, Cerro al Volturno 2011;
E. Petrocelli e U. Petrocelli, Paolo Emilio Labbate di Carovilli fece, Iannone, Isernia 2009.