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Nelle foreste dell'abete bianco


Il bosco degli Abeti Soprani e il mar Adriatico da Monte Campo (foto: A. Mendozzi).

In passato l'abete bianco era diffuso su tutto l'Appennino. Decenni di tagli, però, hanno relegato questa specie su un numero limitato di massicci. Tra questi sono mete classiche del naturalista le foreste dell'Abetone, del Casentino e dei Monti della Laga, ma anche l'Alto Molise, in provincia di Isernia.

Terra di borghi medievali, di monumenti sanniti, di panorami e tratturi, l'angolo più settentrionale della regione non raggiunge quote himalayane. Il Monte Campo, la vetta più alta, arriva a 1.746 metri. Per vedere una vera montagna, da qui, occorre rivolgere lo sguardo verso la Majella che si alza al di là della profonda valle del Sangro.

Anche l'Alto Molise, però, è una terra suggestiva. Chi s'interessa alla natura, oltre a immergersi nelle atmosfere dei boschi, può andare in cerca delle tracce del lupo, del capriolo e della volpe, ascoltare il ritmico battere del picchio nero, fermarsi in silenzio all'alba o al tramonto nella speranza di sentire il richiamo del gufo reale, il più grande rapace notturno italiano.

Chi preferisce la storia può dedicarsi agli eremi come quello di San Luca, che si addossa a una parete del Bosco degli Abeti Soprani, o alle molte chiese medievali a iniziare da quelle di San Francesco e Sant'Emidio ad Agnone.

Per i biologi, però, la vera attrattiva sono le foreste di Colle Meluccio, di Rosello e degli Abeti Soprani, dove l'abete bianco è ancora oggi la specie d'alto fusto più diffusa.

Per difendere l'Abies alba è stato costituito il CISDAM, il Centro studi e documentazione sugli abeti mediterranei, che ha sede nella Riserva naturale (o Oasi WWF) dell'Abetina di Rosello, sul confine tra il Molise e l'Abruzzo. Altri magnifici abeti formano il bosco di Colle Meluccio, al confine tra i territori di Pescolanciano e Pietrabbondante, che è protetto da una Riserva naturale dello Stato.

Per ammirare gran parte dell'Alto Molise, però, conviene salire alla vetta del Monte Campo, che con i suoi 1.746 metri è il punto più elevato della zona. Sovrastata da una enorme croce metallica, la cima è un belvedere sul Bosco degli Abeti Soprani. L'itinerario segnato che la raggiunge da Capracotta è una breve e piacevole passeggiata che si svolge in un rimboschimento di pino nero.

I sentieri dell'Alto Molise, d'inverno, si prestano a passeggiate con le racchette da neve e a escursioni sugli sci da fondo. Le piste di sci nordico di Prato Gentile sono le più interessanti della regione.

 

Da Capracotta o da Pietrabbondante si segue la comoda strada asfaltata che collega i due centri fino al piazzale e al rifugio di Prato Gentile (1.573 metri, 5,5 chilometri da Capracotta e 5,5 da Pietrabbondante). Sulla strada che sale da Pietrabbondante, poco a valle del piazzale, merita una sosta l'eremo di San Luca, addossato alla parete calcarea.

Dal piazzale si segue a piedi e in discesa la strada asfaltata che scende verso Capracotta, che offre un bel panorama sulla Valle del Sangro e la Majella. Dopo poco più di 1 chilometro si raggiunge un bivio (1.510 metri) dal quale si devia a sinistra verso l'albergo Monte Campo e la chiesetta di Santa Lucia (1.543 metri, 0.30 ore)

A destra della chiesa parte un sentiero segnato (segnavia bianco-rossi B1) che supera a tornanti un breve e ripido gradino, e poi continua con minore pendenza attraversando un rimboschimento e toccando una piccola costruzione abbandonata.

Una volta raggiunto (1.705 metri) l'orlo dei salti rocciosi che dominano il Bosco degli Abeti Soprani si piega a sinistra raggiungendo la vicina vetta del Monte Campo (1.746 metri, 0.45 ore), sulla quale spicca una enorme croce metallica.

Il panorama dalla cima è magnifico in tutte le direzioni. Oltre alla Majella e alle alture rocciose di Pescopennataro, nelle giornate serene si vedono il Matese e i monti del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Nell'ultima parte dell'itinerario, qualche passo tra roccette e mughi richiede un po' di attenzione.

In discesa si ripercorre la prima parte del percorso di salita, si lascia a destra il viottolo nel rimboschimento e si continua verso est sulla cresta trascurando un primo sentiero segnato che si abbassa per un ripido canalone verso sinistra.

Qualche centinaio di metri più avanti (1.600 metri) si imbocca un altro sentiero segnato che scende verso sinistra, entra nel bosco e raggiunge una carrareccia pianeggiante utilizzata d'inverno da una pista da fondo. Seguendola verso sinistra si torna a Prato Gentile (1 ora).


Stefano Ardito

 

Fonte: S. Ardito, Cammini e sentieri nascosti d'Italia da percorrere almeno una volta nella vita, Newton Compton, Roma 2017.

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