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Molise che emigra


L'aratura con i buoi nel Molise degli anni '60.

Ora so perché

quella coltre di campi da arare

seminata di pali di bidenti e zappe

lasciati all'aria

nella pausa di colazione all'ombra

mi parve il volto di un camposanto.


– Se il paese era scarno

invecchiato come un convento

quei pali sapevano il numero

della gente viva.


Come a un cenno, infatti,

la distesa si animò di figure,

femminee tutte,

lente stanche vaghe

come fantasmi

e le braccia rotearono rapide

le lame che affettavano le zolle

con una lena che sapeva di fretta

e di richiamo...


Ora, sulla via che portava

ai casolari vuoti

ogni gonna trascinava un pianto

ed un lamento

e tante braccia cullavano un vagito;


e i pali delle zappe e dei bidenti

all'aria sulle spalle

mi davano l'idea delle croci:

croci che in quel paese del Sud

attendono le braccia dei cirenei.


Geremia Carugno

 

Fonte: G. Carugno, Molise che emigra, in M. Gastaldi, L'Italia centrale, meridionale e insulare viste da centinaia di poeti e scrittori italiani contemporanei, Gastaldi, Milano 1967.

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