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Il cav. Umberto Milanese, sindaco capracottese d'Isernia



Dare ad Isernia un giornale settimanale che, mentre portasse in sé il riflesso immediato e vivace della vita cittadina, contribuisse nel medesimo tempo a risollevarla in tutte le sue manifestazioni, fu sempre il sogno di coloro che ebbero comune questo palpito perenne del cuore: la morale e materiale grandezza del loco natio.

Questo scriveva sul primo numero di "Pensiero Novo" il direttore responsabile Umberto Milanese. Fu infatti proprio l'avv. Milanese a fondare quel giornale, «schierato decisamente contro il Governo moderato di Giolitti», apparso sulla scena editoriale molisana quando Isernia ed Agnone erano diventate fucina di quotidiani, periodici e riviste varie: "il Grillo", "il Torneo", "la Riscossa", "l'Alba", "il Lastrico", "il Cittadino Agnonese", "il Rinnovamento", "Aquilonia" e decine di altri ancora. In quest'ottica la creatura di Umberto Milanese, "Pensiero Novo", non fu che uno dei tanti (e più effimeri) giornali a vedere la luce sul nostro territorio. Persino Capracotta nel 1913 ebbe il suo foglio, "la Squilla".

Il "Pensiero Novo" di Milanese chiuse i battenti il 4 novembre 1904, dopo gli endorsement elettorali al venafrano Edoardo Cimorelli (1856-1933) per il Collegio d'Isernia e al capracottese Nicola Falconi (1834-1916) per quello di Agnone: quest'ultimo si era proposto ai suoi elettori come candidato all'elezione della XXII Legislatura, nel pentultimo numero del settimanale, confidando «nella speranza che vorrete riconfermarmi la vostra fiducia».

Ma chi era Umberto Milanese?

Era nientemeno che il figlio di Emilia Falconi, sorella maggiore di Nicola Falconi, il più illustre tra gli uomini politici di Capracotta. Emilia aveva lasciato il suo paese all'indomani del matrimonio col notaio isernino Alfonso Milanese, con cui, il 26 maggio 1874, aveva generato Umberto Pietro Celestino. Ed ecco perché la professione del figlio, l'avvocatura, non fu molto distante da quella del padre, il notariato. Ma egli fu ancor più tenace e nel 1906 si candidò alle elezioni comunali d'Isernia, uscendone vincitore.

Il cav. Umberto Milanese fu sindaco della città pentra fino all'anno successivo, quando gli subentrò il commissario regio Carlo Puoti. Nonostante la legge 11 febbraio 1904 disponesse il rinnovamento per un terzo del consiglio comunale ogni biennio e confermasse la durata complessiva dell'assemblea a 6 anni, fissando a 4 anni la permanenza in carica del sindaco, i primi cittadini di Isernia, tra il 1889 e il 1922, ebbero quasi tutti vita (politica) breve, forse a causa delle aspre battaglie ideologiche interne al Consiglio, che di fatto eleggeva il sindaco. Non ho ancora scoperto quali furono le cause che ridussero la sindacatura di Milanese a un solo anno né come mai vi fu la necessità immediata d'un commissario del governo per l'amministrazione comunale.

Fatto sta che Umberto Milanese tornò alla ribalta nel 1919, all'indomani della fondazione del Partito popolare italiano di Luigi Sturzo, allorquando anche in Molise ci si pose il problema di costituire una sezione della nuova formazione politica che, nonostante le numerose difficoltà, «dettate soprattutto dalla fragilità del movimento cattolico nel Mezzogiorno», nacque proprio a Isernia nel 1919, su iniziativa di Giovanni Ciampitti (1877-1967) e del nostro Umberto Milanese.

Come lui, anch'io sento forte quell'impeto con cui aveva salutato la nascita del "Pensiero Novo" nel 1903: la morale e materiale grandezza del "mio" loco natio.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • F. Cefalogli, Isernia dal periodo francese all'istituzione della Provincia, in «ArcheoMolise», IX:30, gennaio-aprile 2018;

  • A. Del Matto, In morte di Alessandro Testa, in «Il Giornale del Mezzogiorno», II:13, Napoli, 14 gennaio 1912;

  • L. Giovenco, L'ordinamento comunale, Giuffré, Milano 1960;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • U. Milanese, Quale il nostro intento?, in «Pensiero Novo», I:1, Isernia, 25 ottobre 1903;

  • N. Falconi, Per il Collegio di Agnone, in «Pensiero Novo», II:22, Isernia, 1 novembre 1904.

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