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Cronaca nera capracottese 1910-1919



In un precedente articolo sulla cronaca nera capracottese ho indagato il primo decennio del XX secolo. Oggi intendo proseguire quell'analisi sociologica mettendo sotto indagine il decennio successivo, quello che va dal 1910 al 1919, dividendo una volta ancora la ricerca in sezioni sulla base della percezione della gravità del misfatto: contravvenzioni, furti, lesioni, disgrazie e omicidi. La fonte del lavoro è sempre la rubrica "Echi molisani" del quindicinale agnonese "Eco del Sannio" ed anche stavolta renderò anonimi i colpevoli dei reati più gravi e non farò menzione dei suicidi, per garantire loro il diritto all'oblio.

 

Per quanto riguarda le contravvenzioni semplici abbiamo ben 42 denunce, presentate avverso coloro che «dovrebbero dare il buon esempio», in quanto sorpresi a gettare «robe immonde nella pubblica via». L'anonimo corrispondente ci riporta alla mente la nemmeno troppo antica usanza di scaricare l'urina dai buccìtte, le minuscole finestre presenti in molte case capracottesi, e termina la propria requisitoria con un lapidario: «Senza commenti!».

 

Per quanto riguarda i furti, la cronaca del decennio riporta 7 casi, di gravità piuttosto diversa. Si va dai piccoli furti di legna, come nel caso di «ignoti [che nei primi del mese di ottobre 1910] tagliarono ed asportarono dal bosco aperto ed in danno dell'Amministrazione Comunale un albero di faggio ed uno di melo selvatico per un complessivo valore di £ 7 circa», o della sig.ra Antonietta Policella che, per scaldarsi, fu costretta a rubare «da un orto aperto, una quantità di legna da ardere per un valore di £ 15». Ancor più veniale il furto perpetrato il 12 marzo 1911 da Anna Latino, che «da una camera disabitata, ed in danno di Di Tanna Giacomo, di Loreto, d'anni 30, involò salsiccia e frutta sottaceto per £ 1,29». In tutti questi casi si tratta di sottrazioni di beni materiali dettate probabilmente da condizioni di estrema miseria che, se non giustificano il misfatto in sé, perlomeno lo rendono perdonabile.

Diverso il caso del calzolaio agnonese Liberatore De Simone che, «pur sapendo di non aver denari, si fece somministrare dall'oste Grifa Giandomenico, fu Bernardo, d'anni 83, da mangiare e da bere». Arrestato dai Carabinieri di Capracotta, il De Simone disse ai militari di chiamarsi Enrico Sammartino, aggiungendo all'insolvenza la falsa dichiarazione. Brutto anche il gesto di Maria Tesone che, «trovata sulla pubblica via una busta contenente £ 300 in biglietti di banca, smarrita da Litterio Maria Rosa, se ne appropriava».

Ancor più gravi i furti commessi da ladri di professione. Il primo caso è datato 16 settembre 1911, quando «verso le ore 2:45 [...] due sconosciuti, mediante scasso della porta d'ingresso, penetrarono nella farmacia di Castiglione Costantino, fu Giuseppe, d'anni 55, del luogo, e da un cassetto, che pure scassarono, involarono a danno dello stesso lire 60 circa in biglietti da 5 e 10 lire. I ladri sorpresi dal figlio del derubato, a nome Ciro, alla vista del giovane fuggirono». Il 21 gennaio 1916, invece, «ignoti, mediante chiave falsa, aperta la porta del negozio di [sottrassero] la somma di £ 30 in biglietti di banca».

 

I reati si fanno più gravi quando si tratta di lesioni personali: in questa fattispecie si annoverano 5 denunce. La prima vera aggressione avvenne il 9 gennaio 1910, ma ho già pubblicato la notizia per intiero qui.

Gli altri casi sono in qualche modo ascrivibili al mondo dell'infanzia e del lavoro: il 29 maggio 1912 il quindicenne Giuseppe Policella, «venuto a diverbio per cosa da nulla, con Sammarone Carmine di Mariano, d'anni 10, con un sasso gli produsse alla bocca guaribili in giorni 10 con indebolimento permanente delle funzioni masticatorie». Il 27 dicembre 1913, invece, «Covatta Francesco riportò lesione di coltello all'avambraccio sinistro, guaribili in giorni 15, da certo D'Angelo Ferdinando». Od ancora il 6 settembre 1917, in aperta campagna, Alberto Di Nucci, «per ragioni di interesse, alla distanza di circa 50 metri, sparò due colpi di fucile, carico a minuto piombo, contro Di Rienzo Giulio, causandogli alla mano sinistra una lesione guaribile in dieci giorni, salvo complicazione».

Decisamente più moderna - segno dei tempi che non cambiano mai - la denuncia presentata il 9 luglio 1914 contro Felice Mendozzi, il quale «lasciava vagare per le vie del paese, sfornita di museruola, una sua cagna, che morsicò il novenne Di Loreto Pasquale, producendogli lesioni alla mano destra e alla gamba sinistra, guaribili in 15 giorni».

 

Nel decennio che va dal 1910 al 1919 Capracotta ha conosciuto almeno 3 tristi disgrazie.

Il 1911 si aprì con quella di Camillo Di Nella, di anni 64, il quale «mentre transitava sulla via Pescopennataro-Capracotta per rincasare, a causa della molta neve caduta, perdette le forze e non potendo più proseguire la via il disgraziato morì sulla via stessa per assideramento»: una delle tante disgrazie invernali che ho menzionato in un apposito articolo del 1° novembre scorso.

Anche il Capodanno del 1914 fu funestato da una morte accidentale, quella del piccolo Sabatino Comegna, di appena 2 anni e mezzo, che «nel camminare all'indietro nella propria abitazione, cadde, disgraziatamente, in un caldaio di acqua bollente, riportando ustioni pel corpo, in seguito alle quali il 6 detto mese cessò di vivere». Sorte simile toccò il 16 agosto 1917 al bimbo Carmine Giuliano, di appena 18 mesi, il quale, «mentre era nella cucina, cadde in una tinozza piena di conserva bollente, riportando tali scottature da morirne».

 

Nel decennio sottoposto a indagine Capracotta fu teatro di due assassini: un infanticidio e un femminicidio.

Il 2 novembre 1910 la trentaquattrenne Colomba, che aveva dato alla luce una bimba, «frutto di amori illeciti», pensò bene di strangolare la neonata fino ad ucciderla e di gettare il cadavere nel Verrino, forse allo scopo di salvare il proprio onore: il 17 novembre Colomba venne arrestata dall'Arma dei Carabinieri.

Il 7 aprile 1911, invece, il pregiudicato Luciano, di anni 37, «vigilato speciale» dalle forze dell'ordine, ordì per gelosia l'omicidio di sua moglie Carmela, di 10 anni più giovane. Luciano riuscì a convincere Carmala a seguirlo verso il bosco di Vallesorda finché, giunti nei pressi del Lago di Mingaccio, «preditoriamente ve la fece cadere entro col viso avanti, trattenendola immersa fino a che fu morte». Il giorno stesso Luciano venne inutilmente arrestato. Il caso di Luciano e Carmela, più di tutti gli altri citati, racconta una tendenza storica dura a morire: quella della donna che, minacciata dal suo uomo e nonostante le ripetute denunce sporte, resta vittima inascoltata della violenza maschile.

I corsi ed i ricorsi storici rappresentano il cammino dell'umanità che passa dal senso alla fantasia ed alla ragione e poi, corrompendosi, ricade in basso, nello stato selvaggio, per riprendere di nuovo il processo ascensivo ed iniziare il ricorso della civiltà...

Francesco Mendozzi




 

Bibliografia di riferimento:

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVII:1, Agnone, 12 gennaio 1910;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVII:4, Agnone, 28 febbraio 1910;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVII:18, Agnone, 30 novembre 1910;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVII:19-20, Agnone, 31 dicembre 1910;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVIII:1, Agnone, 21 gennaio 1911;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVIII:3, Agnone, 5 marzo 1911;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVIII:4, Agnone, 26 marzo 1911;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVIII:5, Agnone, 21 aprile 1911;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XVIII:15-16, Agnone, 30 settembre 1911;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XIX:11, Agnone, 30 giugno 1912;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XXI:1, Agnone, 16 gennaio 1914;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XXI:4, Agnone, 5 marzo 1914;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XXI:13, Agnone, 25 luglio 1914;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XXIII:1, Agnone, 23 gennaio 1916;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XXIII:3, Agnone, 20 febbraio 1916;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XXIV:8, Agnone, 31 agosto 1917;

  • Echi molisani, in «Eco del Sannio», XXIV:9, Agnone, 8 ottobre 1917;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016.

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