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La famiglia Pizzella di Capracotta


La Chiesa dello Spirito Santo dei Napoletani a Roma.

La famiglia Pizzella è una delle più antiche di Capracotta, come testimonia il libro dei fuochi dell'anno 1561 nel quale è censito Nicolaus Pizzella. Nella prima metà del 1700, Mattia Pizzella risulta essere annoverato tra le persone più agiate del paese. Mattia nacque nel 1693 da Giovanni e Vincenza Pollice, viveva nella sua casa "palazziata" in via Santa Maria delle Grazie ed era annoverato, così come in precedenza lo fu suo padre, tra i grandi proprietari della Regia Dogana. Dal catasto nel 1743 si evince la composizione della famiglia. In quell'anno sua moglie Antonia d'Andrea, che aveva sposato nel 1712, era già deceduta e Mattia viveva con i suoi sei figli (Giovanni, Francesco Saverio, Nicola, Giuseppe Maria, Anna Rosa, monaca in S. Chiara ad Agnone, l'altro figlio Alessandro morì prima del 1743), suo fratello maggiore Bernardo Antonio, vescovo di Costanza, di cui parleremo diffusamente in seguito, e due persone di servizio, Stellanta e Carmine. Mattia aveva anche tre sorelle, Giulia, Maria Antonia ed Anna, che sposarono rispettivamente Nazario Angelaccio, Giovanni Campanelli e Liberatore di Loreto.

Nella seconda metà del 1700, la famiglia in persona di Giovanni, figlio del predetto Mattia, si trasferì a Roma su richiesta dello zio, mons. Bernardo Antonio. Questo dato trova un'indiretta conferma nei registri di stato civile di Capracotta (1809-1899) dai quali non risultano, né tra le nascite, né tra i decessi, soggetti appartenenti alla famiglia Pizzella o Pizzelli. A Roma Giovanni sposò Maria Cuccovilla, figlia di un avvocato di Bari, nota per aver dato vita nella loro casa, un appartamento all'interno del palazzo Bolognetti (ora non più esistente) in via dei Fornari, ad un apprezzato salotto borghese frequentato soprattutto da molti intellettuali dell'epoca, tra i quali i letterati Vittorio Alfieri, Vincenzo Monti, il conte Alessandro Verri, l'archeologo Ennio Quirino Visconti, lo scultore Antonio Canova, la pittrice Angelica Kauffmann. Anche Wolfgang Goethe conobbe il salotto di Maria Pizzelli. Il figlio di Giovanni ed Anna, Pierluigi, fu compositore di musica sacra oltre ad essere un apprezzato filologo.

Lo zio di Giovanni, mons. Bernardo Pizzella, viveva già da tempo a Roma dove rivestiva importanti incarichi ecclesiastici conferitigli dai pontefici Benedetto XIII e Benedetto XIV.

Bernardo Antonio Pizzella nacque a Capracotta nel 1686. La sua carriera ecclesiastica iniziò nel 1706 quando mons. Nunzio Baccari, non ancora vescovo di Bojano, lo inviò a Benevento come segretario del cardinale Vincenzo Maria Orsini (futuro Benedetto XIII) titolare di quella sede arcivescovile. L'ordinazione sacerdotale avvenne nel 1710, e nel 1725 si laureò in leggi. In seguito venne nominato canonico del Capitolo cattedrale di Benevento, cancelliere maggiore, plenipotenziario e visitatore apostolico dell’arcidiocesi. Fu sempre stimato e benvoluto dal cardinale Orsini il quale, divenuto papa (1724) col nome di Benedetto XIII, nel 1726 lo nominò suo cameriere segreto e canonico di S. Pietro in Vaticano. Nel 1727 dopo aver rinunciato alla nomina in qualità di vescovo di Melfi, fu nominato vescovo di Costanza in Arabia, e quindi assistente al soglio pontificio con la prerogativa di poter creare quattro protonotari apostolici e sette cavalieri dello Speron d'Oro. Fu nominato commensale e familiare di Sua Santità con privilegio di inserire nel suo stemma quello degli Orsini. Di questa facoltà usufruì con parsimonia, utilizzando solo la rosa rossa in campo d'argento «come tutt'ora osservasi nel suo Palazzo, ed in una sua Cappella sita nella Chiesa Collegiata di Capracotta». Lo stesso anno (1727) consacrò nella basilica di San Pietro un altare dedicato alla Beatissima Vergine Maria. In quanto canonico di S. Pietro ricoprì gli incarichi di archivista bibliotecario del Capitolo, canonico coadiutore del Capitolo, canonico di S. Pietro e sindaco del Capitolo di S. Pietro. Nel 1746, nel palazzo del Quirinale, partecipò al concistoro di cardinali, patriarchi, arcivescovi e vescovi, convocato da S. S. Benedetto XIV, per la canonizzazione del beato Camillo de Lellis.

Gli anni vissuti a Roma coincidono con il periodo in cui la corte papale era bersaglio delle famose "pasquinate", che non risparmiarono neanche mons. Bernardo Antonio. Alla morte di Benedetto XIII fu istituita una commissione cosiddetta de nonnullis che avrebbe dovuto giudicare gli assistenti del pontefice accusati di essersi procurati illeciti guadagni grazie alle loro cariche ecclesiastiche; tra questi non fu mai presente il nome di mons. Pizzella. Alla sua morte, avvenuta il 23 gennaio del 1760, fu sepolto nella Chiesa di S. Spirito dei Napoletani, dove si trova ancora oggi una lapide che lo ricorda. L'attuale, tuttavia, non è l'originale che fu danneggiata ed andò distrutta durante i lavori di ristrutturazione della chiesa nel XIX secolo. La lapide originaria riportava il seguente epitaffio:


D. O. M.

BERNARDUS ANTONIUS PIZZELLI

NATUS IN SAMNIO

BENEVENTANÆ

INDE VATICANÆ BASILICÆ CANONICUS

ET EPISCOPUS COSTANTIENSIS

OB

PROBATAM PER ANNOS XXV

IN GRAVIBUS MUNERIBUS

FIDEM SEDULITATEM PRUDENTIAM

BENEDICTO XIII P. M.

APPRIME CARUS

ET TAM INTER SPLENDIDAS AULÆ ILLECEBRAS

QUAM IN HONESTO PRIVATÆ VITÆ OTIO

MIRA SEMPER MORUM SUAVITATE

AMIMIQUE CANDORE SPECTABILIS

OBIIT ROMÆ XXIII IANUARII

A. D. MDCCLX

ÆTATIS SUÆ LXXIII

IOANNES ET NICOLAUS PIZZELLI

PATRUO OPTIMO AC BENEMERENTI

ET SIBI SUISQUE

P. P.

H. M. H. S.


Un breve cenno vorrei dedicarlo alla famiglia della mia antenata Anna Pizzella, sorella di mons. Bernardo Antonio. Anna nacque nel 1686 circa e sposò, nel 1708, Liberatore di Loreto (di Nunzio e Laura Rosa), al quale portò una discreta dote di 133 ducati. La loro casa (di 8 membri) non grande come quella del fratello Mattia, ma comunque capace di garantire un certo agio ad una famiglia composta da ben nove persone, si trovava in località chiamata del Ristretto della Terra, o anche Terra Vecchia, che rappresenta il nucleo medievale del paese. La famiglia, che fu censita nel catasto onciario del 1743, era composta dai coniugi Liberatore di Loreto, di anni 61, fabbricatore e Anna Pizzella di anni 56 e dai loro figli Gervasio (anni 26) medico, Marcantonio (anni 23) fabbricatore, Nunzia Rosa (anni 21) figlia in capillis, Costanza (anni 19) figlia in capillis, Raffaele (anni 16), ed infine Lucia (anni 14) figlia in capillis. Con loro abitava anche il nipote ex fratre, don Mauro (anni 43) sacerdote aggregato al clero di Capracotta (figlio di Carlo e Angela di Lorenzo). Lucia, figlia ultimogenita di Anna e Liberatore, sposò Leonardo Antonio Falconi, ricco proprietario, locato della Regia Dogana, dalla cui unione nacque Martire, anch'egli proprietario e locato della Regia Dogana marito di Maria Giuseppa Campanelli (di Agostino, locato R.D., e Sinforosa Camelonti). Dei loro dieci figli Capracotta ricorda particolarmente Stanislao, avvocato generale presso la Corte di Cassazione e nominato Pari del Regno (R.D. 26 giugno 1848), mons. Giandomenico, arciprete di Altamura, vescovo di Eumenia, U.J.D. dottore in Sacra Teologia, Regio consigliere a latere e barone di Ventauro. Altro loro fratello Eustachio, sposò Maria Illuminata di Ciò (di Diego, medico, e Vincenza Mosca), da cui Maria Rubina (n. 1814) nonna della mia nonna paterna, Lida Maria Rubina Adele Giulia Diomira Carugno (1884-1959).


Alfonso Di Sanza d'Alena

 
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