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Gli scarabattoli dorati di Capracotta


I reliquiari a busto della Chiesa Madre (foto: A. Mendozzi).

A Capracotta, nella Chiesa di S. Maria in Cielo Assunta, sull'altare di san Sebastiano, opera di Mattia Pizzella, sono esposti sei scarabattoli in legno dorato e vetro contenenti i resti mortali di alcuni martiri cristiani del II-III secolo che pagarono con la vita il rifiuto delle pratiche pagane. Le sculture fanno parte di una larga produzione fiorente nel XVIII secolo e consistono in cinque reliquiari a busto e una grossa teca, che fanno pensare ad un'identità di mano. Le reliquie furono donate nel 1676 al clero locale da Andrea Capece Piscicelli il quale, avendo acquistato il feudo di Capracotta, il 29 ottobre 1674 ne era diventato il primo duca.

Il primo reliquiario (al centro) raffigura san Fabiano I (200-250) con le mani sul petto e il volto sollevato. Alla morte di Antero, 20° papa della Chiesa di Roma, il laico Fabiano accorse per assistere all'elezione del nuovo pontefice, che a quel tempo si svolgeva per acclamazione all'aperto. Quando una colomba bianca si posò sul suo capo, il popolo di Roma vide in quell'evento un segno dello Spirito Santo e nominò Fabiano pontefice. Nel III secolo il cristianesimo era bellissimo, come ogni cosa che possiede la virtù della giovinezza, e molto variegato, tuttavia agiva in un mondo pagano che perseguitava le comunità cristiane venutesi a creare nelle grandi città dell'Impero. Fabiano, infatti, venne costretto a far sacrifici agli dèi e, al suo rifiuto, fu incarcerato e lasciato morire di fame e di stenti. La sua memoria liturgica ricorre il 20 gennaio, assieme a quella di san Sebastiano, patrono di Capracotta.

Il secondo reliquiario (secondo da sx) raffigura san Feliciano di Foligno (160-249) col volto in estasi. Le mani sono entrambe sul petto ma la sinistra tiene la palma del martirio. Feliciano fu un missionario ante litteram: evangelizzò un pezzo d'Italia centrale quando questa era terra di conquista per la nuova e definitiva religione. Feliciano fu infatti l'evangelizzatore di vaste zone dell'Umbria: Assisi, Bevagna, Foligno, Norcia, Perugia, Plestia, Spello, Spoleto, Trevi. Dopo un periodo a Roma tornò ai nativi colli, dove era stato acclamato vescovo. Ricevette dal papa il privilegio del pallio (un'insegna riservata di diritto solo al pontefice e agli arcivescovi metropoliti) e il suo episcopato durò ben 56 anni. Morì martire in tardissima età, sotto Decio. La memoria liturgica di san Feliciano ricorre il 24 gennaio.

Il terzo reliquiario (secondo da dx) raffigura sant'Aurelia d'Alessandria (240-260) che, nella mano sinistra, tiene un libro chiuso, e la destra poggiata sul petto. Anche Aurelia appartiene alla fitta schiera di martiri del cristianesimo nella Roma precostantiniana. Fu infatti tradotta in tribunale, di fronte al giudice Secondiano, con l'accusa «di professare il credo cristiano». Le venne chiesto di bruciare l'incenso agli idoli ma Aurelia perseverò nella fede in Cristo, venendo condannata a morte per decapitazione. Prima che la condanna fosse eseguita, assistette a un supplizio forse peggiore, quello di veder decapitare la madre e la zia. Il dì seguente, 2 dicembre 260, Aurelia fu tratta dal carcere e, condotta lì dove giacevano i corpi decollati della madre e della zia, le fu spiccato il capo dal busto. La memoria liturgica di sant'Aurelia ricorre il 2 dicembre.

Se i primi tre busti presentano una didascalia col nome del santo raggifurato, i restanti scarabattoli ne sono invece sprovvisti, tuttavia le fonti storiche menzionano almeno altri cinque martiri: san Costanzo, san Cristanziano, san Faustino, santa Margherita e san Sebastiano.


La processione dei SS. Martiri del 15 luglio 2018.

La cassetta centrale, infatti, contiene le reliquie indicate dai nomi di «S. Sebast. [...] S. Margh. v.m. [...] S. Christanziani», per cui il quarto reliquiario (primo da sx) potrebbe rappresentare san Costanzo di Perugia, primo vescovo del capoluogo umbro, che tiene tra le mani la palma del martirio e un libro aperto, attributo iconografico non riscontrabile in san Faustino. Egli fu martirizzato a Foligno, per cui le sue reliquie furono forse accoppiate a quelle del vescovo Feliciano. Secondo la tradizione Costanzo fu condotto davanti al console Lucio e barbaramente flagellato, quindi immerso nell'acqua bollente, da dove uscì miracolosamente illeso. Ricondotto in prigione, convertì i carcerieri che lo aiutarono a fuggire. Rifugiatosi a casa di Anastasio, anch'egli un cristiano della prima ora, fu con questo di nuovo arrestato e decapitato intorno al 170.

L'ultimo reliquiario (primo da dx) potrebbe infine raffigurare san Faustino di Brescia che, assieme al compagno Giovita, subì le più terribili torture per aver tentato di evangelizzare Brescia. I due furono dapprima imprigionati a Milano, quindi trasferiti a Roma, dove furono dati in pasto alle bestie selvatiche nel Colosseo, uscendone indenni. Furono allora imbarcati per Napoli, ma durante il viaggio in mare, grazie alla loro intercessione, si placò persino una tempesta. Ciò nonostante le torture continuarono e alla fine gli aguzzini decisero di spingerli in mare su un'instabile barchetta che però tornò a riva. A quel punto furono condannati a morte, riportati a Brescia e decapitati tra il 120 e il 134. La memoria liturgica dei santi Faustino e Giovita ricorre il 15 febbraio.

Tanto il degrado della fede, diventata prima superstizione e poi amoralità, quanto l'affermarsi della jihād (guerra santa) islamista, hanno portato i più giovani a credere che i martiri siano dei fanatici che uccidono e si uccidono nel nome d'un dio. Nella realtà i veri martiri, quelli cristiani, sono nient'altro che vittime, sante, dell'intolleranza, per cui andrebbero sempre tenuti d'esempio.


Francesco Mendozzi

 

Bibliografia di riferimento:

  • L. Campanelli, La Chiesa collegiata di Capracotta. Noterelle di vecchia cronaca paesana, Tip. Molisana, Campobasso 1926;

  • L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931;

  • G. Carugno, La Chiesa Madre di Capracotta, S. Giorgio, Agnone 1986;

  • B. Faino, Dimostrazioni della vera essistenza de santi Faustino, e Giovita, libro III, Turlino, Brescia 1670;

  • F. Grossi Gondi, S. Fabiano papa e martire: la sua tomba e le sue spoglie, Civiltà Cattolica, Roma 1916;

  • L. Iacobilli, Vita di san Feliciano martire, vescovo, et protettore della città di Foligno, Alterij, Foligno 1626;

  • F. Mendozzi, Guida alla letteratura capracottese, vol. I, Youcanprint, Tricase 2016;

  • N. Raimondo, San Costanzo Martire. Tra storia, fede, tradizione e religiosità nella comunità di Montorio nei Frentani, Città Nuova, Roma 2016;

  • O. Sarcinella, Sant'Aurelia vergine e martire, Comunità Passionista, Ceglie Messapica 2005.

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