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Il territorio di Capracotta: periodo barbarico



Il territorio di Capracotta incluso nella Provincia Valeria

Seguì l'èra dei più grandi travolgimenti della società umana: lo sfacelo del Regime imperiale di Roma, il rapido espandersi del Cristianesimo, l'irruzione dei popoli Nordici ed orientali al saccheggio delle ricchezze italiche; lo spavento delle feroci invasioni e dal diffondersi della voce di un prossimo dissolvimento del mondo; donde il sorgere dell'ascetismo, della beatificazione dei perseguitati per la novella fede, la santificazione dei martiri suoi, l'isolamento degli anacoreti in eremi reconditi, invasi da quel delirio di «atroci congiungimenti di dolor con Cristo» del poeta; il raccoglimento dei bramosi di pace nei Monasteri, o nell'oscurità delle Catacombe.

Ed, in concomitanza di questi avvenimenti, anche la lenta, ma perseverante trasformazione del linguaggio, fino al chiarore del novello idioma Italico. Non altrimenti alle denominazione locali antiche potettero succedere dapertutto le nuove, consacrate in gran parte alle novelle adorazioni divine o santificate con vocaboli per lo innanzi sconosciuti. Per cui l'altra supposizione che sorge spontanea è che, anche sulle nostre inospiti solitudini montane venisse a fermarsi più di uno di quegli asceti, accesi da mistico fervore, o costretti ad andare fuggiaschi per l'irrompere delle orde barbariche, cercando asilo in remote spelonche, esponendosi alla vita più dura sotto ogni aspetto; ma sicura per la propria dedizione alla via della salvezza dell'anima propria e della povera gente che paurosa li ascoltava e dalla quale essi traevano proseliti.

E così sul nostro Monte Capraro sorse e prese nome l'eremo di S. Giovanni del Montecapraro; appresso l'altro di S. Nicola di Valle Sorda; e poi l'altro ancora di S. Maria Caprara. L'antica Macchia ebbe il suo eremo di S. Nicola della Macchia e la vicina fonte ove attingevasi l'acqua restò col nome di fonte del Romito. Altre contrade ebbero posteriormente appellativi da nuove consacrazioni; Santa Croce; S. Iusta; S. Sebastiano; e poi S. Antonio, S. Rocco, Madonna della Consolazione, S. Maria di Loreto, S. Maria delle Grazie. Quindi il fermarsi dei primi nuovi nuclei di gente nei differenti punti del nostro territorio con quei nomi sopravissuti fin oggi, in taluni dei quali punti sussistono vestigia delle povere abitazioni, dei ricoveri, delle inumazioni ed anche delle opere di difesa e di protezione del bestiame.

Nei rapporti politici generali è da osservare che, sotto la dominazione di Costantino il Grande, rinnovata la ripartizione geografica d'Italia con la costituzione delle 18 Provincie, questa parte Settentrionale del Sannio antico fu annessa all'Abruzzo. Il Gregorovius dice alla Provincia Valeria, annessione suggerita forse dalla somma scarsezza di popolazione nella parte stessa del Sannio, scarsezza che persistette sino al sopraggiungere della dominazione longobarda.

Prima della quale i Goti avevano invaso, con le parti migliori del Sannio, anche questa parte Settentrionale, senza lasciar traccia di sé, fuorché nel nome del loro celebrato condottiero Totila, restato, come è noto, al selvoso monte presso cui si adagia Pescolanciano.

Sempre che il pensiero si volge a questo periodo di tempo lunghissimo ed oscuro ritornano alla mente quei pensieri medesimi che il Gregorovius espresse nello stupenpo epilogo della sua "Storia di Roma nel Medio-Evo": «Intere Regioni rimangono nel Medio-Evo ottenebrate da una oscura notte e vi filtra dentro appena un lieve barlume alimentato da notizie di cronaca e di documenti. La vita delle popolazioni Occidentali ottenne svolgimento per virtù della religione Cristiana. La sublimità delle sue idee, il fervore suo, la grandiosità nei suoi sistemi ampi quanto il mondo, il misticismo fantastico, i profondi contrasti del mondo soprannaturale col reale, la lotta acerba e feconda compone un cosmo la cui natura recondita par voglia occultarsi nel mistero».


Luigi Campanelli




 

Fonte: L. Campanelli, Il territorio di Capracotta. Note, memorie, spigolature, Tip. Antoniana, Ferentino 1931.

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