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Usi e costumi di Capracotta: pani e grani


Comitiva capracottese negli anni '40.

Pezzetti di pane nell'acqua

I vaccari, per ingannare la monotonìa delle lunghe ore estive, mentre le vacche pascolano, riducono il pane a pezzettini e li buttano in una fonte. Ognuno, a turno, deve prendere con la bocca un pezzo. Colui che prende l'ultimo è tenuto a pagare un soldino. Poi, il giuoco ricomincia, e così di seguito. Il ricavato serve per comprare il companatico, che si mangia da tutti quelli che hanno fatto il giuoco.

 

Granati e lessati

Nel giorno di santa Lucia e in quello di san Nicola, le famiglie che hanno devozione per questi santi dispensano ad amici e parenti de' grani lessati. I rimasugli dell'annata, ceci, piselli, lenticchie, si lessano il primo di maggio da' benestanti e si distribuiscono ai poveri. Così, verrà la bella stagione e l'offerta agli indigenti propizierà il nuovo raccolto.

 

Ru 'nturtié

Per liberarsi talvolta; momentaneamente, de' bambini eccessivamente vivaci, i familiari li mandano da qualche parente con l'incarico di farsi dare un po' di 'nturtié (trattenimento). Il parente capisce e trattiene l'ingenuo con un pretesto, una lusinga.

 

Durante la mietitura

Durante la mietitura ci sono degli usi abbastanza curiosi e originali. Il padrone si reca da' mietitori e il più giovane di costoro gli va incontro, portando in una mano una brancata di spighe e nell'altra la fiasca: dà a mangiar l'una al cavallo e offre l'altra al padrone, il quale capisce l'antìfona e dà a tutti una regalìa. All'ultima trebbia col cavallo, gli ultimi giri vengono fatti in onore de' componenti la famiglia del proprietario, a cominciare dalla moglie sino all'ultimo dei figliuoli. Ogni giro dei cavalli, naturalmente, è seguito dall'immancabile giro della fiasca, che il proprietario, rispettoso delle patrie usanze, compiacentemente riempie di sua mano, specie se il raccolto è abbondante.


Oreste Conti

 

Fonte: O. Conti, Letteratura popolare capracottese, Pierro, Napoli 1911.

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